Splitit, i catanesi del barattolo sono i più bravi nella colletta digitale

La bambina che raccoglie i soldi per aiutare un suo coetaneo in difficoltà (per ragioni di età, però, è il papà che si occupa della cosa); il famoso dj italiano che chiede un euro ad ogni suo fan per promuovere un’iniziativa. Oppure la singolare colletta avviata da una studentessa milanese smaniosa di cancellare il tatuaggio dal braccio (era impresso il nome dell’ormai ex ragazzo: la raccolta è andata a meraviglia).
Si chiama colletta digitale ed è la nuova frontiera del pagamento di gruppo per le ragioni più svariate: liste nozze, liste bebè, lauree, ma anche progetti benefici come l’assistenza riabilitativa e sociale dei bambini della regione di Iringa in Tanzania.
Un gruppo di giovani catanesi, guidati da Carlo Graziano, 34 anni – laurea in economia aziendale, master a Sidney – si è rivelato il migliore in questo campo. La startup cui hanno dato vita da poco più di due anni fa si chiama Splitit (to split in inglese vuol dire dividere) e ha come logo un barattolo di vetro, salvadanaio trasparente che a tutte le età e a tutte le latitudini ciascuno di noi ha sempre usato per mettere insieme piccole somme di denaro. Tecnicamente si chiama ‘donation crowdfunding’ ed è altra cosa rispetto all’ ‘equity crowdfunding’ finalizzato a raccogliere denaro per un progetto o un’idea imprenditoriale.
Lo scorso anno Splitit ha vinto il bando di Invitalia “Smart&Start” come startup innovativa, aggiudicandosi un finanziamento di 100 mila euro. Il sistema è stato sinora utilizzato da 30 mila utenti; oltre mille le collette portate a termine.
“Il nostro – spiega Carlo Graziano – è uno strumento a tutti gli effetti per dividere il denaro, e può essere usato anche per una cena tra amici. L’importo si può versare con carta di credito o carta prepagata, tramite bonifico bancario oppure con ‘MyBank’ che è un sistema tramite il quale far arrivare in tempo reale dalla propria banca l’importo desiderato. Di recente abbiamo aggiunto anche la biglietteria on line, a prezzi più vantaggiosi rispetto agli altri competitor. Anche lì faremo da servizio di pagamento: l’organizzatore del concerto fa una pagina da noi e il privato prenota il biglietto”.
La somma finale della colletta viene congelata in un conto al quale non può accedere nessuno dei “collettori” catanesi. E’ impossibile, quindi, scappare con la cassa.
“Dopo oltre due anni di attività – spiega Graziano – chi fa ricorso a noi ormai si fida. Ci sono centinaia di recensioni che parlano bene della nostra neoimpresa”.
Come tutte le società che fanno raccolta di denaro, anche la “colletta digitale” è sottoposta alle norme antiriciclaggio e contro il finanziamento al terrorismo secondo cui bisogna verificare tramite documento quanti fanno transazioni superiori ai 15 mila euro nell’arco di 365 giorni.
Per ogni colletta portata a termine, la start up chiede il 2,2% della somma raccolta.
“E’ una percentuale sotto la media – osserva Graziano – altri portali di crowdfunding chiedono il 5% che con altri costi di transazione raggiunge il 7%”.
Il prossimo passo della startup catanese, senza svelare troppo le mosse future, riguarda una estensione dell’applicazione ad altri settori. Il barattolo, però, sarà sempre il protagonista assoluto.
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