La morte di Berlusconi, il lutto nazionale suscita polemiche: e c’è chi non esporrà bandiere a mezz’asta

La morte di Berlusconi, il lutto nazionale suscita polemiche: e c’è chi non esporrà bandiere a mezz’asta

Quella di aggiungere ai funerali di Stato anche il lutto nazionale è stata «una scelta inopportuna».

A dare fuoco alle polveri che covavano sotto la cenere è stata Rosy Bindi, più volte ministro, vicepresidente della Camera e presidente del Pd, che ha dato voce a una minoranza tutto sommato silenziosa che sta assistendo perplessa – ma commenta molto sui social – alle celebrazioni in ricordo di Silvio Berlusconi. «I funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano ma il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna», ha spiegato in una intervista. Durissime le repliche del centrodestra come quella di Alfredo Antoniozzi di Fratelli d’Italia: «Rosy Bindi, come gran parte dei cattolici integralisti, è poco cristiana. Il suo livore è espressione di una simbiosi cattocomunista». Secco il giudizio di Matteo Renzi: «c’è una legge in questo Paese che prevede che per gli ex presidenti del Consiglio che muoiono ci sia il funerale di Stato». I Cinque stelle concordano in pieno con Bindi sull’inopportunità della scelta: «fa sicuramente un certo effetto vedere una caserma della Guardia di Finanza con la bandiera a mezz’asta per ossequiare il ricordo di un uomo che è stato condannato per frode fiscale», sottolinea Riccardo Ricciardi, vice presidente del Movimento 5 Stelle.

Ma a far lievitare la polemica ci pensa anche Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena, annunciando che nel suo ateneo non ci saranno le bandiere a mezz’asta così come previsto – o meglio, ordinato – dal lutto nazionale. E lo ha fatto motivando il suo gesto con parole assai poco diplomatiche: «è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico». E anche sul rettore si registra la levata di scudi del centrodestra che parla di «caduta di stile» e «strafottenza». Intanto parte una petizione online a sua difesa che in poche ore raggiunge oltre 10 mila firme.

Non è facile districarsi tra leggi e procedure che regolano funerali di Stato e lutto nazionale. Una cosa sola è certa: la decisione spetta solo a palazzo Chigi, come confermano anche dal Quirinale dove non si commenta la scelta. La decisione è stata quindi presa direttamente da Giorgia Meloni dopo una rapida consultazione con i due vice-premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che ovviamente non hanno avuto nulla da obiettare. Con Silvio Berlusconi è la prima volta che viene deciso il lutto nazionale per un ex premier. Prevede le bandiere a mezz’asta sulle facciate di tutti gli edifici pubblici e due strisce di velo nero per le bandiere interne. Durante il giorno di lutto gli esponenti del governo sono obbligati a cancellare gli impegni pubblici mentre c’è la possibilità per i negozi di decidere di tenere abbassate le serrande per tutta la giornata.

Fa discutere anche la prolungata chiusura delle Camere – di fatto fino a lunedì prossimo – dopo la scomparsa del Cavaliere, anche se fonti parlamentari tendono a ridimensionare la portata dello stop spiegando che la Conferenza dei Capigruppo non ha disposto la interruzione delle attività parlamentari, se non per il giorno delle esequie di Silvio Berlusconi. L’Assemblea di Palazzo Madama non terrà però seduta anche giovedì 15 giugno, ma riprenderà anticipatamente i lavori il lunedì successivo. E che la figura del Cavaliere sia ancora fortemente divisiva lo conferma anche la bagarre scoppiata nella regione Liguria dove alcuni membri dell’opposizione non si sono associati al minuto di silenzio provocando l’uscita dall’aula della maggioranza. Accuse incrociate, parole grosse e polemiche anche per la decisione del Governatore Giovanni Toti di proiettare tutta la notte sulla facciata del palazzo della regione una gigantografia di Berlusconi, alternata alla scritta «Ciao presidente».

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