C’è un ‘supertestimone’ nella vicenda tutta da chiarire sulla morte di Anthony Bivona, il 24enne di Adrano trovato privo di vita il 18 luglio del 2021 con una corda attorno al collo nella sua abitazione di Darmstadt in Germania: è il suo telefono cellulare.
Subito dopo la morte di Anthony (ora accertata: mezzanotte e 33 minuti del 18 luglio), il telefonino ha ‘camminato’ per quasi un chilometro e ha anche fatto una telefonata via whatsapp, poi cancellata perché non risultasse traccia. Non solo: le prove informatiche sull’apparecchio cellulare offrono un quadro interessante della vita del giovane adranita, il suo lavoro in Germania, le comunicazioni con la famiglia, gli amici frequentati, il suo rapporto con la fidanzata di origini turche Ilayda. Quel telefono ‘parla’ e offre spunti inoppugnabili che vanno nella direzione opposta a quella del suicidio, come era stato ipotizzato molto grossolanamente dagli investigatori tedeschi in un primo momento.
La svolta del caso è arrivata proprio dalla perizia effettuata sul telefono di Anthony affidata, per volere della famiglia e dei legali – avvocati Francesco Messina e Paolo Paladina – a un perito informatico forense di Cagliari, il dott. Gabriele Pitzianti dello Studio Peritale Pitzianti. Gli elementi emersi dall’attività svolta, sono fondamentali per non lasciare la vicenda in un alone di mistero, ma approfondirla. La Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero, dovrà decidere a breve se archiviare il caso oppure – come sperano in tanti, oltre alla famiglia – se concedere un supplemento di indagine affinché il materiale probatorio fin qui raccolto entri a far parte del fascicolo incompleto e lacunoso che riguarda il caso. È necessario approfondire le indagini con il supporto dell’autorità giudiziaria, ottenere i tabulati telefonici e il traffico telematico dai gestori telefonici e correlare diversi dati. Deve essere ancora acquisito e tradotto in lingua italiana il ‘dossier’ redatto dalle autorità tedesche.
L’APP ‘BIRD’ E IL ‘DATA CARVING’
Grazie ad un’app denominata ‘Bird’, utilizzata per il noleggio di monopattini elettrici e biciclette (installata nel cellulare di Anthony e da lui usata per l’affitto delle bici) è stato possibile geolocalizzare il telefono di Anthony alle ore 4.05 del 18 luglio ad una distanza di 950 metri dalla sua abitazione. Il giovane è già morto e il suo telefonino si sposta di quasi un chilometro. Una distanza che si può raggiungere in 11-12 minuti circa se percorsa a piedi oppure in 3 minuti circa se con l’ausilio di un’automobile. La geolocalizzazione è stata fatta tramite il sistema Gps (Global Positioning System ovvero ‘sistema di posizionamento globale’) che sfrutta il segnale di alcuni satelliti e riduce i margini di errore nella localizzazione di cose o persone. Il grado di accuratezza, nell’individuazione e del telefonino, può cioè differire di pochi metri – 5/10 metri – e non certo di 950 metri come nel caso rilevato dal perito informatico.
La ‘scoperta’ che illumina di luce nuova il caso di Anthony Bivona è stata possibile grazie all’analisi approfondita di molti dati cancellati. Questi elementi che sembravano perduti sono riemersi grazie a precise tecniche di ‘data carving’, una tecnica che consente di recuperare file dallo spazio non allocato di un supporto di memorizzazione di dati digitali. Il consulente della famiglia Bivona ha, in pratica, ‘ripescato’ questi elementi probatori di fronte ai quali è ragionevole pensare ad uno scenario torbido che non ha nulla a che fare con l’ipotesi originaria del suicidio. Una fonte esterna avrebbe portato il telefonino di Anthony lontano dalla sua abitazione. All’1.45 di notte, quando Anthony non era più in vita, un suo amico riceve una chiamata che però viene cancellata dal telefonino da una mano misteriosa. La chiamata, però, risulta, nel telefonino dell’amico. La cancellazione della telefonata e di altri dati è, per i legali della famiglia, una chiave importante a sostegno del fatto che debbano essere approfondite le indagini da parte dell’autorità giudiziaria.
L’attesa si sposta ora sui giudici romani che, di fronte a una mole di nuovi elementi, dovranno tenere aperte le indagini e concedere una proroga.