«Mi sarebbe piaciuto rimanere anche domani, ma quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Adesso la nostra presenza è richiesta altrove».
Giorgia Meloni decolla dal Giappone con un giorno d’anticipo rispetto al previsto. Il G7 si chiuderà oggi, quando la presidente del Consiglio è già atterrata in Emilia Romagna, dopo uno scalo tecnico in Kazakistan. L’emergenza maltempo non può attendere ulteriormente, «non riesco a stare più così lontano dall’Italia, la mia coscienza mi impone di tornare in un momento tanto complesso», confessa la premier nel corso di una conferenza stampa in piena notte organizzata al Grand Prince Hotel di Hiroshima. «Ho bisogno di vedere personalmente e di lavorare in prima persona per dare le risposte che sono necessarie», aggiunge spiegando di aver condiviso la scelta di anticipare il rientro con gli altri leader. Scelta che «tutti hanno compreso e sostenuto», evidenzia ringraziando per la solidarietà espressa. Nel Consiglio dei ministri in programma martedì, annuncia, saranno stanziate altre risorse per affrontare l’emergenza. «Credo altri 20 milioni», anticipa rimandando invece il calcolo dei fondi necessari alla ricostruzione: «Abbiamo bisogno di pregare che questo disastro si fermi perché altrimenti è difficile fare una quantificazione totale».
Per fare un bilancio del G7 non è necessario aspettare.
«In Giappone abbiamo affrontato tutte le grandi crisi in atto – afferma Meloni -. Abbiamo portato il punto di vista italiano per contribuire a un futuro di sicurezza e prosperità. Credo che il vertice sia stato un successo e che l’Italia debba essere molto soddisfatta del contributo che ha portato alla discussione e dei risultati raggiunti. Siamo considerati dei partner seri, credibili, affidabili. L’Italia è ascoltata con attenzione, come si conviene con un grande attore internazionale». La premier rivendica il fatto di aver «riportato dopo anni nel dibattito in seno al G7 il tema dei fenomeni migratori, del traffico di esseri umani, di come si combatte la migrazione illegale, dell’Africa e della Tunisia». Tema, quest’ultimo, sollevato direttamente nel corso di una delle sessioni di lavoro del summit e poi nel colloquio avuto con la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva. «Abbiamo parlato a lungo – confessa – c’è un tentativo di accordo in atto» per sbloccare i fondi necessari al paese per evitare il rischio di un default finanziario. «Stiamo cercando di trovare una soluzione positiva perché se le cose dovessero deflagrare in Tunisia saremmo i primi a vederne le conseguenze», rimarca la leader di Fdi, che ha affrontato il tema anche nel tête-à-tête con Emmanuel Macron. Il colloquio col presidente francese, spiega, «è andato bene. Siamo due nazioni vicine su molti dossier».
Meno bene era andato il bilaterale col primo ministro canadese, Justin Trudeau, per l’inatteso affondo portato all’Italia sul tema dei diritti Lgbt. «Ma credo che Trudeau fosse vittima di una fake news, probabilmente è stato un po’ avventato – taglia corto però Meloni -. Gli ho spiegato che noi non abbiamo fatto alcun provvedimento su questa materia». Così come, almeno per ora, non è stata assunta alcuna decisione sul dossier legato alla Via della Seta. «E’ una valutazione delicata, che dobbiamo ancora aprire, che comporta delle conseguenze qualsiasi sia la scelta finale – ammette la premier -, e sulla quale bisogna coinvolgere vari attori del nostro sistema nazionale, non è una scelta che posso fare io da sola». «Bisogna fare una valutazione molto ponderata», aggiunge tenendo a precisare che sul tema il governo non ha ricevuto nessuna pressione nel corso del G7, «il tema non è stato mai citato». Diverso il discorso per la `jet coalition´ occidentale per l’Ucraina: «Noi non disponiamo di F16 e quindi difficilmente potremmo partecipare a questo progetto. Quello che c’è da valutare è un eventuale addestramento dei piloti ucraini. È una decisione che non abbiamo ancora preso, è una cosa che si sta discutendo con gli alleati». Alleati a cui Meloni, prima di partire, ha annunciato dove si terrà il G7 presieduto dall’Italia il prossimo anno. «Si farà in Puglia, terra simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, ragionevolmente nella metà di giugno, immediatamente dopo le elezioni europee – conclude -. Le nostre priorità saranno ovviamente Ucraina, sicurezza economica, energetica, migrazioni e attenzione all’Africa».