A distanza di dieci giorni Sergio Mattarella e Giorgia Meloni sono tornati ad incontrarsi al Quirinale.
Lo scorso 22 marzo il capo dello Stato aveva ricevuto la premier – assieme al vice Tajani e ai ministri Crosetto, Giorgetti, Urso, Fitto e sottosegretario Mantovano – in occasione della tradizionale colazione di lavoro che si svolge prima delle riunioni del Consiglio europeo di Bruxelles. Ieri invece a salire al Colle è stata solo la presidente del Consiglio per un invito a pranzo che, spiegano da palazzo Chigi, era già stato programmato. Insomma, nessuna convocazione improvvisa, viene sottolineato, anche se l’appuntamento alla fine si è protratto più del previsto, costringendo Meloni a dover rinunciare alla trasferta a Udine per il comizio di chiusura della campagna elettorale del governatore uscente del Fvg, Massimiliano Fedriga. Intervenendo in collegamento Meloni ha quindi spiegato di essere «mortificata» per il forfait. «Non sono riuscita a prendere l’ultimo volo utile per arrivare», ha confessato. Dopo il pranzo con Mattarella non c’erano più i tempi tecnici per il trasferimento, anche perché il `menù´ del Colle è stato ricco: sul tavolo Pnrr, politica internazionale, emergenza migranti, codice appalti. Insomma un check generale su tutta l’attività di governo.
Un pranzo definito da Chigi «molto positivo e costruttivo», all’insegna della «piena cooperazione». Linea confermata da fonti del Quirinale, secondo cui c’è stata «una lunga conversazione, svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione». I contatti tra premier e capo dello Stato, d’altronde, sono fisiologici. I due si parlano spesso al telefono, viene fatto notare. E sempre al telefono, secondo quanto si apprende, Mattarella avrebbe sentito nei giorni scorsi anche l’ex premier Mario Draghi. Un colloquio di carattere personale, un saluto – viene fatto filtrare – senza addentrarsi nei temi dell’agenda politica. Agenda che tuttavia proprio in queste settimane è stata caratterizzata prevalentemente dal discorso legato al Pnrr, ai ritardi che riguardano il Piano italiano e che alcuni, in ambienti della maggioranza, imputano proprio all’ex numero uno della Bce. Anche il capo dello Stato, una settimana fa, si era soffermato sull’argomento sottolineando che «è il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Pnrr, di mettersi alla stanga». Nel suo intervento in videocollegamento a Udine Meloni ha spiegato che l’esecutivo sta «promuovendo un lavoro capillare e certosino per rimodulare un Pnrr che non abbiamo scritto noi, ma sul quale non stiamo facendo altro che cercare di renderlo compatibile con quello che era stato scritto, ma anche con priorità nuove per la nostra nazione, a partire dal tema della sicurezza energetica». In occasione del suo appuntamento social `Gli appunti di Giorgia´, la premier si è soffermata anche sul codice appalti affermando di aver letto «molte critiche perché abbiamo alzato la soglia degli affidamenti diretti a 150mila euro ma anche qui la notizia è inesatta perché questa soglia è stata portata a questo livello dal governo Conte 2, M5s-Pd per capirci, e poi confermata dal governo Draghi. Quello che noi ci siamo limitati a fare è rendere stabile questa norma che altrimenti sarebbe cessata nel 2023».
Nel corso del faccia a faccia tra Mattarella e Meloni si è fatto un punto anche sull’agenda internazionale, dall’incontro con il premier spagnolo Pedro Sanchez (mercoledì prossimo a Roma) al bilaterale a Londra di fine aprile, passando per il prossimo G7 in programma a Giappone (19-21 maggio) fino alla trasferta negli Stati Uniti in calendario ad inizio giugno. Al Quirinale si è parlato anche della telefonata che Meloni ha avuto con il presidente ucraino Volodimir Zelensky, della conferenza di ricostruzione dell’Ucraina del prossimo 26 aprile a Roma e dei consigli europei.