Dopo il `pasticcio´ di martedì, Fratelli d’Italia tenta di `ricompattare´ alleati e opposizione per blindare i voti e incassare domani il decimo componente laico del Csm.
Il nome da votare è sempre quello di Felice Giuffré, professore ordinario di istituzioni di diritto pubblico nell’ateneo di Catania, subentrato in corsa dopo che il Movimento 5 stelle e poi anche il Pd avevano sollevato dubbi e criticità sul candidato iniziale, Giuseppe Valentino, in quanto coinvolto in un processo di `Ndrangheta.
Un passaggio del testimone avvenuto però troppo tardi, il che ha ipotecato negativamente la riuscita dell’intero `pacchetto´ sui 10 nomi da eleggere al Csm. Risultato: solo il candidato di FdI (che però ne ha fatti eleggere tre, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli) non ce l’ha fatta a raggiungere il quorum di 364 voti, fermandosi a 295 preferenze.
FdI, pur non nascondendo l’ira per il «mancato rispetto degli accordi» da parte dei grillini, e accogliendo con malcelata irritazione le `bacchettate´ arrivate da alcuni esponenti azzurri sulla conduzione dell’intera partita, non intende retrocedere di un millimetro e chiede alle forze di centrodestra, ma soprattutto a quelle di opposizione, di mantenere fede all’intesa raggiunta nella mattinata di martedì, intesa che ha consentito a ciascun partito – ad eccezione di Verdi e Sinistra, che non parteciperà al voto – di incassare il proprio candidato. Ma i timori serpeggiano tra deputati e senatori di maggioranza.
L’interrogativo è: «chi ci garanisce che tutti rispettino l’accordo e votino per Giuffré, dopo che ognuno ha già fatto eleggere il proprio candidato?». Ma anche se i pentastellati dovessero sfilarsi, si ragiona nella maggioranza, l’importante è che Terzo polo e Pd votino per Giuffré. In vista dell’avvio della seduta comune del Parlamento, anticipata alle 14.30 di oggi, sono diversi i contatti di esponenti di FdI – riferiscono dalle opposizioni – con gli sherpa degli altri gruppi con l’obiettivo di blindare il nome del docente catanese.