Calcio, guerriglia in autostrada tra ultras del Napoli e della Roma. La vedova Raciti: “Ho rivissuto il mio dolore”

Calcio, guerriglia in autostrada tra ultras del Napoli e della Roma. La vedova Raciti: “Ho rivissuto il mio dolore”

«Ieri azione inaccettabile, ho rivissuto il mio dolore. Non chiamateli tifosi, sono delinquenti. Lo Stato mi aveva fatto una promessa, ora il governo dia risposte immediate. Mio marito mi diceva `le cose cambieranno solo con un morto´. Con i miei figli lottiamo per avere una normalità di famiglia».

Così Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore Raciti – morto durante i disordini alla fine del derby siciliano di calcio Catania-Palermo nel 2007 – ospite di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1, intervenuta a proposito degli scontri tra ultrà di Napoli e Roma sull’A1 di ieri. E’ stata una vera e propria guerriglia in autostrada che ha spezzato l’Italia a metà. Gli ultras del Napoli, diretti a Genova per la sfida a Marassi contro la Sampdoria si sono scontrati con i tifosi della Roma, attesi a Milano a San Siro per l’incontro tra il Milan e i giallorossi.

«Questi segnali di violenza – ha detto la vedova Raciti – non mi sono nuovi, c’erano già prima della morte di mio marito – ha detto – Poi, dopo la tragedia, quasi 16 anni fa, lo Stato mi ha promesso che non sarebbero più accaduti questi fatti. Il 2007 lo chiamarono l’anno zero, doveva essere l’anno di cambiamento. Ci sono stati momenti bui e pesanti con la pandemia e ora, subito dopo Natale, rivedere queste scene mi ha hanno fatto molto male, mi hanno fatto rivivere il mio dolore, la mia sofferenza. E pensare che altre famiglie ieri si potevano ritrovare in un attimo a vivere la tragedia che ho vissuto: è inaccettabile vivere queste situazioni».

Il Governo si prepara a rispondere con un giro di vite. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che da prefetto di Roma adottò diverse volte prescrizioni per vietare le trasferte alle tifoserie ritenute a rischio, chiederà all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive di valutare con la massima severità i prossimi eventi in programma. Si rifletterà poi, fa sapere il sottosegretario Nicola Molteni, «se sarà necessario un inasprimento delle misure attualmente in vigore per distinguere il vero tifoso dal violento».

Nel corso degli anni c’è stato un progressivo ammorbidimento della stretta contro la violenza negli stadi seguita alla morte a Catania dell’ispettore capo della Polizia, Filippo Raciti, il 2 febbraio del 2007: dagli steward negli impianti alla tessera del tifoso, dal Daspo alle trasferte vietate. I dati sugli incidenti sono andati via via calando.

Molteni, da parte sua, ricorda che una stretta c’è stata già con il secondo decreto sicurezza del 2019, che conteneva un inasprimento del Daspo. Ora, informa, «valuteremo se sarà necessario un ulteriore rafforzamento delle misure per distinguere il vero tifoso dal violento. Di certo – sottolinea – non possiamo accettare che si verifichino fatti come quello di oggi».

Sulla stessa linea il sindacato di polizia Siulp, che lancia un appello a Piantedosi «affinché si valuti, urgentemente, la reintroduzione di tutti gli strumenti già sperimentati per prevenire queste forme di violenza. A partire dalla tessera del tifoso sino alle partite a porte chiuse per quelle squadre le cui tifoserie si evidenziano per violenza e intolleranza».

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