Strage del condominio, indagini sul poligono di tiro: si cerca chi ha dato la pistola a Campiti

La domanda che rimbalza adesso tra inquirenti, istituzioni e media è una sola: come è possibile uscire da un poligono con in tasca una pistola, apparentemente indisturbati? Per questo i carabinieri sono pronti ad acquisire dalla struttura, ora sotto sequestro, tutti i verbali di ingresso e di uscita.

Alla fine, per una tragica ironia, nel mirino degli inquirenti c’è finito anche un poligono di tiro.

Quello di via di Tor di Quinto, dal quale Claudio Campiti ha portato via ieri mattina la pistola che poco dopo avrebbe usato per fare strage a Fidene. Perché, al netto del gesto omicida del 57enne, la domanda che rimbalza adesso tra inquirenti, istituzioni e media è una sola: come è possibile uscire da un poligono con in tasca una pistola, apparentemente indisturbati? Per questo i carabinieri sono pronti ad acquisire dalla struttura, ora sotto sequestro, tutti i verbali di ingresso e di uscita, e analizzeranno le immagini delle telecamere di sicurezza per capire se ci siano state `falle´ di sorveglianza.

Al momento comunque l’unico indagato è Campiti, che di quel poligono era un habitue’:

era iscritto dal 2018, e non è escluso che possa aver contato sul fatto di essere una faccia nota per attirare meno l’attenzione. L’uomo, dopo aver ricevuto arma e munizioni, non avrebbe mai raggiunto l’area di tiro; avrebbe invece infilato direttamente l’uscita, diretto a Fidene. C’è un precedente di gennaio 2012: in quella occasione venne rapinato un ufficio postale di Firenze con una pistola sottratta proprio a Tor di Quinto. Un socio del circolo aveva ritirato l’arma con una decina di proiettili e si era allontanato, e per questo era stato denunciato. Nella rapina furono ferite due persone.

Insomma, il tema esiste, e la strage di Roma l’ha fatto emergere nel modo più tragico.

Se n’è parlato stamattina al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto di Roma Bruno Frattasi, che sul caso di specie ha preferito non commentare, nel rispetto delle indagini in corso, ma ha annunciato in ogni caso «una stretta sui poligoni: faremo un’attività per vedere esattamente i controlli amministrativi che possiamo fare per verificare la regolarità della conduzione di queste strutture». D’accordo il sindaco Roberto Gualtieri, che sulle armi ha idee nette: «Per me le dovrebbero utilizzare solo le forze dell’ordine. Non rafforzano la sicurezza: meno ce ne sono in giro e più si è sicuri».

Ma il sindaco ha anche indicato quello che ritiene un vulnus nella normativa:

«Abbiamo verificato – ha detto – e non ci sono delle regole che vietano di utilizzare armi nel poligono a chi ha ricevuto un diniego al porto d’armi sportivo» come nel caso di Campiti, «e questo sta al legislatore valutare se sia corretto. All’articolo 4.1 del regolamento del Tiro a segno nazionale – ha sottolineato Gualtieri – è previsto che non ci si possa fermare da quando si riceve l’arma a quando si va a sparare, ma evidentemente non sono previste procedure rigorose».

Considerazioni che sembrano trovare riscontro nella testimonianza del Savip, il sindacato delle guardie giurate:

Al poligono di Tor di Quinto «nessuno verificava da anni l’adeguatezza delle procedure di sicurezza per l’affidamento delle armi e delle munizioni ai tiratori, lasciando aperte falle fin troppo evidenti – ha detto il segretario Vincenzo del Vicario – Armeria distante dalle linee di tiro, nessun controllo agli ingressi in entrata e uscita, mancanza di vigilanza e di metal detector, assenza di conteggio delle munizioni esplose». L’opposto di quanto si legge sul sito del poligono: «I criteri di sicurezza sono spinti al massimo – così si presenta il Tsn – ogni tiratore è accudito e su di lui vigila il nostro personale altamente qualificato e in possesso di idonea licenza prefettizia. Nulla è lasciato al caso».

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