Avrebbe agito in un «momento di rabbia» per la possibilità di perdere il reddito di cittadinanza,
il sussidio che aveva preso per 18 mesi e che da poco, dopo un’interruzione, era tornato a ricevere.
Sarebbe il movente che ha spinto un 27enne disoccupato di Rosolini, nel Siracusano, a scrivere post con minacce di morte alla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e a sua figlia.
Una frustrazione, avrebbe spiegato, che si sarebbe mai tramutata in gesti concreti: «non volevo fare del male a nessuno», ha assicurato. L’uomo, che non risulta abbia mai avuto contratti di lavoro, in passato è stato denunciato per piccoli reati connessi alla detenzione di sostanze stupefacenti.
Durante la perquisizione eseguita ieri a tarda sera dalla polizia nella sua abitazione, dove vive da solo, il 27enne è apparso sorpreso dalla presenza degli agenti, ma è stato «collaborativo». Aveva paura di tornare a perdere il sussidio che aveva percepito per un anno e mezzo e che da ottobre, dopo una sospensione vissuta male, era tornato a riavere.
La paura di perdere il reddito ha scatenato una violenza verbale su twitter all’indirizzo della Presidente del Consiglio:
«finiscila co sta cosa di togliere il reddito di cittadinanza senno’ ti ammazzo», scriveva precisando, «non scherzo, mi faccio 40 anni di carcere almeno mangio». Un odio che ha investito persino la figlia di Meloni con minacce esplicite: «ripeto ammazzo te e tua figlia». Messaggi postati sotto il tweet dell’account ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri utilizzando uno pseudonimo dal quale si è risaliti al 27enne. Adesso è indagato dalla Procura di Siracusa per violenza privata aggravata.
Il sindaco di Rosolini, Giovanni Spadola, ha espresso «piena e incondizionata solidarietà» a Giorgia Meloni, minacciata «dal classico leone da tastiera, che si nasconde dietro l’anonimato».
«È accaduto nella nostra città – ha aggiunto – ma poteva succedere in qualsiasi parte d’Italia. Sono davvero rammaricato. La nostra Comunità è fatta di persone perbene che nulla hanno a che vedere con questo soggetto. Adesso è giusto che paghi per questa vigliaccata. Come sindaco chiedo scusa a Giorgia Meloni a nome dell’intera comunità».
Non è la prima volta che Giorgia Meloni e la figlia sono al centro di gravi minacce. Come quelle di Raffaele Nugnes, condannato a due anni di reclusione il 22 maggio del 2020 dal Tribunale di Roma per stalking nei confronti della leader di Fratelli d’Italia. Su Facebook l’uomo scriveva lunghi post in cui la prendeva di mira con minacce, arrivando a sostenere che la figlia era in verità sua. Era stata la stessa Meloni a raccontare ai giudici della prima sezione penale il dramma che stava vivendo.
«Ho paura per me e per la mia bambina che ha appena tre anni – raccontò – Sono spesso fuori casa e leggere quelle cose mi ha gettato nella paura. Non dormo più la notte».