La giornata è iniziata con un volo da Roma che poteva scontrarsi con l’allerta arancione diramata ieri dalla Protezione Civile in tutta la Sicilia, ma tutto è andato per il meglio e Giuseppe La Venia, il giornalista della Rai inviato del TG1, è atterrato in tempo per tornare nella sua Sicilia – La Venia è di Adrano -, e partecipare alla Colletta Alimentare così come ha fatto l’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna.
In questi anni abbiamo seguito i suoi servizi come inviato di guerra in Ucraina, nel seguire gli effetti della pandemia, del terremoto in Abruzzo o del crollo del Ponte Morandi ma anche dell’eruzione vulcanica a Stromboli. In ogni servizio ha raccontato le storie di chi aveva bisogno di aiuto ed è per questo, all’invito di Pietro Maugeri, presidente del Banco Alimentare della Sicilia ODV, che Giuseppe La Venia ha accettato di essere il testimonial catanese della #Colletta22, un’iniziativa che da 26 anni chiede agli italiani, e ai siciliani, un po’ di spesa per aiutare chi non arriva a fine mese.
«Sono molto contento di essere qui per il Banco Alimentare – spiega La Venia – e per sostenere la raccolta che fa tutti gli anni. Mi sono state dette cose molto belle sul lavoro che faccio e sul come lo faccio e ho colto al volo l’occasione per spendermi per gli altri.
«Mi sono reso conto, raccontando anche gli ultimi episodi legati alla guerra che troppo spesso ci dimentichiamo degli ultimi, di coloro che sono in difficoltà. Una condizione che potrebbe capitare a chiunque. Sono tanti quelli che si rendono conto dell’importanza di aiutare, me ne sono reso conto in occasione della guerra in Ucraina ed anche di fronte ad altre emergenze umanitarie, ma occorre allargare questa platea il più possibile. Ecco cosa mi ha spinto, nonostante il maltempo, a venire a Catania e a spendermi per la Colletta Alimentare».
«C’è bisogno di gesti concreti in questo momento – commenta Mons. Renna – in cui tante famiglie vedono aumentate le loro condizioni di precarietà e di povertà. Naturalmente quello che possiamo fare ha valore solo se lo facciamo tutti insieme, se ciascuno dona qualcosa. Non importa quanto, importa che si faccia con il cuore. Ricordiamo l’episodio dell’obolo della vedova del Vangelo: quella donna versò nel tesoro del Tempio pochi spiccioli e il Signore la lodò molto di più di quanto aveva fatto con chi, avendo più possibilità, aveva donato tanto. Ecco perché è importante il cuore, tanti nostri fratelli attendono questo gesto di solidarietà. Ma sappiamo anche che c’è bisogno – conclude l’Arcivescovo – di altro: soprattutto lavoro e stabilità nei bilanci delle nostre famiglie».