Tutto vero.
Il rugby italiano, rimasto spettatore triste negli ultimi anni dei recenti trionfi dello sport azzurro, si costruisce in un pomeriggio di rara perfezione la sua parentesi epica confezionando a Firenze una vittoria da consegnare alla storia.
Lì, al Franchi, in quello stesso stadio dove nel 2016 gli azzurri superarono gli Springboks, la Nazionale si ripete e piega le velleità dell’Australia al termine di un match dove ogni tssello è andato al posto giusto ripagando delle tante vittorie mancate e delle profonde amarezze. Con solidità mentale, lucidità difensiva e cinismo in attacco come non le capitava di esprimere da almeno tre decenni, l’Italia doppia il largo successo con le Samoa della scorsa settimana vincendo per la prima volta nella storia contro i Wallabies dopo 20 tentativi andati a vuoto. Lo fa a concluione di una battaglia giocata sui nervi, con gli ospiti a subire nettamente per larghe fasi del gioco ma capaci di approfittare dei quattro calci sbagliati dagli Azzurri per restare agganciati al match fino all’ultimo minuto, quando la trasformazione dopo la meta di Neville a tempo scaduto avrebbe infranto, con una buona dose di ingiustizia, il sogno degli oltre 20.000 di Firenze e di tutto un movimento che ha provato a ricompattarsi dopo il ko con la Georgia di questa estate che sembrava essere preludio ad una crisi senza ritorno.
Gli azzurri si mostrano subito coraggiosi, avanzano con un possesso molto solido, soffocano il ritmo dei Wallabies grazie ad un ottimo lavoro nel breakdown. Il pressing del XV di Crowley è asfissiante e al 19′ produce lo shock che serviva: palla vinta in rimessa laterale, drive controllato, azione mossa sul lato chiuso per Bruno che sprinta su un fazzoletto trovando il tocco vincente. Si va sul 10-3. I canguri non ci stanno ma il muro italiano non ha crepe e costringe gli avversari a scelte poco precise. E con il passare dei minuti il fuoco azzurro arde più forte annichilendo ogni tentativo australiano con un lavoro enorme sui punti di collisione e negli sviluppi al largo; al 25′ è di nuovo festa, con Capuozzo che finta e vola in meta dopo una splendida combinazione sul lato destro della linea veloce. Allan c’è, Italia avanti 17 a 3. Il XV di Rennie prova a non perdere terreno, sfrutta un paio di imprecisioni nelle linee di passaggio italiane e alla mezz’ora trova la meta con l’ala Wright, che con un bel gesto atletico assorbe il placcaggio toccando vicino alla bandierina eludendo il placcaggio di Bruno. Lolesio non inquadra l’acca da posizione molto defilata, e lo score passa sul 17 a 8 con cui si chiude il primo tempo Nella ripresa l’Australia reagisce con forza e torna sotto con una meta di McReight ma l’Italia mostra una solidità mentale, e trova prima un fallo a favore e poi con Capuozzo accende le tribune del Franchi con una fuga al 60′ fermata dalla difesa australiana e poi al 64′ finalizzado in piena accelerazione una manovra dei trequarti italiani, con Brex ad imbeccarlo sul corridoio per il 25 a 15 che tiene gli avversari a distanza di sicurezza. C’è ora da placcare l’euforia. E non è facile la reazione dei Wallabies è immediata e si riportano sul 25-22.
Il finale è convulso l’Australia preme, l’Italia resiste, ma a 30′ dalla fine subisce una mischia centrale, sbagliando la salita difensiva e regalando a Neville la meta a tempo scaduto che rischia di distruggere il sogno della prima vittoria italiana. Con lo stadio ammutolito Petaia va a trasformare, ma la palla è larga sulla destra: Italia 28, Australia 27. Che la festa abbia inizio.
«L’ultimo calcio per gli australiani? Volevo morire. Ogni tanto ci vuole un po’ di fortuna ma questo non cancella la nostra prestazione», ha precisato il capitano degli azzurri Michele Lamaro che fatica a trattenere l’emozione. «La sconfitta contro la Georgia era un passo falso da cui imparare. Abbiamo vinto la partita con la concretezza, l’ultima meta è stata un disattenzione, le mete che abbiamo fatto sono state bellissime, non c’è mai una cosa che va bene, sono i piccoli dettagli che fanno la differenza e li abbaimo fatti molto bene», ha aggiunto. Ora si guarda al Sudafrica, «altra sfida alla quale dobbiamo arrivare con il massimo delle energie sia fisiche che mentali». L’Italia del rugby c’è, è rinata. E adesso non vuole più svegliarsi dal sogno.