Con l’operazione antimafia “Sangue Blu”,
scattata all’alba di oggi, i carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo, nelle provincie di Catania, Prato, L’Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Siracusa e Avellino.
Trentacinque gli indagati legati al clan Santapaola- Ercolano, accusati, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso e concorso esterno”, “estorsione”, “traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione illegale di armi e munizioni” e “concorso in trasferimento fraudolento di valori”, reati aggravati dal metodo mafioso. Per 26 degli indagati il Gip ha disposto la misura cautelare in carcere e per altri nove i domiciliari. Indagini condotte dai carabinieri di Catania dal settembre 2018 al dicembre 2020, attraverso attività tecniche e sul territorio, ulteriormente riscontrate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dalle indagini patrimoniali. Tra gli arrestati anche il presunto responsabile provinciale della ‘famiglia’, Francesco Tancredi Maria Napoli, 48 anni, nipote di Salvatore Ferrerra, detto “Cavadduzzu” e parente dello storico capomafia Nitto Santapaola.
Secondo l’accusa, la cosca gestiva estorsioni e un vasto traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta avrebbe fatto luce su sei episodi di ‘taglieggiamenti’ a imprenditori dei settori dei servizi per la logistica, delle attività turistico-ricreative e del commercio all’ingrosso e al dettaglio. In un caso la richiesta estorsiva è stata preceduta da una bottiglia incendiaria posta all’esterno di un noto stabilimento balneare della Plaia, accompagnata da un pizzino con la scritta “200 mila euro o ti cerchi l’amico 2 giorni di tempo”. E’ la richiesta di 200 mila euro il ‘marchio’ delle richieste estorsive fatte dalla famiglia Santapaola-Ercolano, un marchio che rende riconoscibile la famiglia mafiosa che la compie sia alla vittima che agli altri clan. Un tentativo di estorsione è stato invece interrotta in flagranza dai carabinieri che hanno arrestato un esattore poco dopo avere prelevato più di 1.000 euro da un imprenditore catanese, il quale, dopo un’iniziale reticenza, ha riferito di essere stato vittima di pressanti richieste già da diverso tempo. Il ‘pizzo’ era utilizzato da clan anche al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti. I carabinieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni stimati in quattro milioni di euro comprese la società “Citymotor s.r.l.”, salone multimarca di automobili a San Gregorio di Catania che secondo l’accusa sarebbe stata intestata a un prestanome per eludere le norme antimafia, e la “Vinissimo s.r.l.”, enoteca di Catania, che sono state affidate ad un amministratore giudiziario. Sequestrati anche conti correnti e beni aziendali registrati, sia mobili che immobili.
NAPOLI PERSONAGGIO CARISMATICO
Napoli dopo aver trascorso 13 anni in carcere, nel 2019 era tornato in libertà. Viene indicato come un personaggio carismatico tanto che riprese subito un ruolo di grande responsabilità in seno all’associazione mafiosa. Un compito che, secondo gli inquirenti, provò a svolgere con estrema cautela per non correre il rischio di altri guai giudiziari. Ma la sua attenzione maniacale ai suoi incontri, alle sue parole, l’uso di nomi in codice, non sono stati sufficienti a evitargli un nuovo arresto. Di lui hanno parlato storici collaboratori di giustizia come Santo La Causa, sia i più recenti come Salvatore Scavone, Silvio Corra e Martino Sanfilippo. Sono sei le estorsioni contestate agli affiliati, alcune delle quali risalenti agli anni ’90 e mai denunciate dalle vittime.
IL COLONNELLO COPPOLA
“Le dichiarazioni degli imprenditori taglieggiati – ha detto il comandante provinciale dell’Arma di Catania, colonnello Rino Coppola – sono arrivate successivamente, quando sono stati chiamati dalla Polizia giudiziaria per essere sentiti. Per cui, dopo un iniziale reticenza, hanno ammesso le cose che erano state già documentate dall’attività di indagine”.
“L’indagine – ha aggiunto Coppola -è stata denominata ‘sangue blu’ perché dimostra ancora una volta che l’avvicendamento ai vertici del sodalizio Santapaola-Ercolano avviene per linea di sangue rispetto ai capi mafia storici, in particolare a Benedetto Santapaola. Essa scatta una fotografia molto chiara della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. E’ un sodalizio attivo sul territorio in grado di esercitare una rilevantissima pressione estorsiva ed una forza intimidatrice”.