Il culto dell’Hodighitria in Sicilia dal medioevo all’Età Moderna, Sofonisba Anguissola e la Madonna dell’Itria, è questo il titolo della mostra inaugurata al Museo Diocesano di Catania in piazza Duomo, aperta gratuitamente al pubblico, dal 17 settembre al 4 dicembre di quest’anno.
Curata da Roberta Carchiolo (storico dell’arte della Soprintendenza di Catania), Mario Marubbi (conservatore della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona) e Grazia Spampinato (Direttore del Museo Diocesano di Catania), la mostra, conclude il viaggio intrapreso da qualche anno – tra Cremona e Milano – delle due tavole provenienti dalla parrocchia di Santa Maria dell’Alto sull’acropoli di Hybla a Paternò: la Madonna dell’Itria, attribuita a Sofonisba e la Madonna della Raccomandata ancora di incerta attribuzione anche se forse riconducibile al Guinaccia o alla sua scuola (Mario Marubbi 2022).
Un progetto culturale affascinante che ha visto protagonisti il comune di Cremona, il Museo Diocesano di Catania, le Soprintendenze di Catania e Cremona, Lodi e Mantova con una doppia esposizione – che segue quella di Milano – a Cremona dal 9 aprile al 10 luglio e adesso, a Catania, in attesa che dopo il 4 dicembre – per la festività di Santa Barbara, Patrona della città di Paternò – le due opere possano finalmente tornare nella loro sede naturale, accolte nel nuovo allestimento – in via di completamento – all’interno della chiesa della Santissima Annunziata.
Un gioco di squadra che ha radici lontane e innumerevoli protagonisti:
da Alfredo Nicotra, colui che per primo ha attribuito l’opera a Sofonisba a Francesco Giordano che ha approfondito gli studi sulle due opere. Un lavoro reso possibile dalla lungimiranza di Padre Salvatore Patanè (parroco della chiesa ospitante), dal delicato compito svolto da Michele Bernardi, Domenico Cretti e Antonio Caruso che hanno realizzato e seguito il restauro pittorico.
Il Comitato Scientifico con Donatella Aprile, Michele Bacci, Gioacchino Barbera, Gabriele Barucca, Roberta Carchiolo e Mario Marubbi, completano questo gruppo di lavoro con la loro supervisione, gruppo che potrebbe annoverare tanti altri protagonisti che stiamo sicuramente dimenticando.
L’Arcivescovo di Catania, S.E. Luigi Renna – che ha presenziato l’incontro – ha messo in evidenza la necessità di promuovere la contemplazione dell’arte; una fruizione consapevole e intensa delle opere esposte, che possa essere occasione di “preghiera” per l’arte e con l’arte. L’arte, quindi, come strumento di narrazione del sacro, di avvicinamento alla natura divina dell’uomo. Per questo ha espresso il desiderio che si possano collocare delle panche davanti alle opere esposte al Museo Diocesano per permettere al visitatore questa dimensione contemplativa. A lui sono stati presentati i nuovi dispositivi digitali per leggere meglio le opere, con contenuti multimediali, attraverso la fornitura ai visitatori di appositi dispositivi (tablet) attivabili attraverso un QR Code.
Grande soddisfazione da parte del Parroco della chiesa di Santa Maria dell’Alto, Padre Salvatore Patanè e dal Sindaco della città di Hybla-Paternò Nino Naso per l’arrivo delle opere e per il prestigioso riconoscimento che questa mostra tributa a Sofonisba Anguissola, ormai adottata dalla città di Paternò, che proprio per questo ha creato un’associazione ad hoc denominata “gli amici di Sofonisba”, particolarmente attiva per dare una degna collocazione alle tavole pittoriche ritornate in città.
Antonio Caruso – direttore dei lavori del restauro – ha evidenziato la complessità dei lavori effettuati sulle opere e la scoperta di innumerevoli dettagli in esse contenuti che hanno reso affascinante l’intera operazione e l’attuale impegno per predisporre la definitiva collocazione delle opere nelle chiesa della Santissima Annunziata con un progetto museografico che potrebbe essere il preludio per realizzare, in futuro, il Museo di Arte Sacra a Paternò, un sogno che dura ormai da anni e che vedrebbe finalmente esposti – non solo le tavole famose – ma il ricco patrimonio di arte sacra e la famosa Madonna Nera di Santa Maria dell’Alto.
Emozionanti gli aneddoti che Domenico Cretti – uno dei restauratori – ha raccontato al Corriere Etneo.
Dalle indagini al microscopio, alla scoperta delle tecniche pittoriche di Sofonisba che grazie alla sensibilità del restauro sono state mantenute, come le vernici che hanno virato la stesura del colore originale. Un racconto didattico e intenso che il restauratore ha offerto ai visitatori con cui si è confrontato sull’identità dei paesaggi dell’opera di Sofonisba.
Sulla destra della tavola della Madonna dell’Itria c’è una città con torri e acquedotti, Catania o Paternò?
Sulla sinistra un mare solcato da navi, circondato da colline che disegnano un orizzonte, il mare Campano o il Simeto? Tutto è possibile, nulla è scontato, certo è che se l’opera è stata eseguita durante il soggiorno a Hybla-Paternò appare strano che la pittrice abbia voluto rappresentare un paesaggio della memoria, potrebbe essere, ma come dice lo stesso Domenico Cretti, non abbiamo prove in nessun caso e quindi non ci rimane che immaginare quello che riconosciamo più familiare.
Nello Musumeci, nella sua ultima apparizione come Presidente della Regione Siciliana ha evidenziato come l’arte da “consumare e da produrre” debba trovare posto nell’agenda politica dei governi regionali e nazionali, come vettore di sviluppo, cogliendo l’occasione per elencare i suoi progetti avviati per Catania; sperando che in questa agenda si possa trovare spazio anche per le città di prossimità della città metropolitana, spesso lasciate ai margini.
Colto, completo e utile il catalogo della mostra, edito da Nomos Edizioni, raccoglie diversi contributi autorevoli sul tema dell’Hodighitria in Sicilia con particolare attenzione a Sofonisba. Una cosa è certa, questa mostra merita l’attenzione del grande pubblico e delle scuole. Una proposta museografica interessante per capire – attraverso l’allestimento concepito ottimamente – le relazioni tra le varie epoche e le varie scuole afferenti al tema della mostra, attraverso un viaggio iconografico e iconologico, dal medioevo alla modernità. Un progetto culturale e didattico che restituisce identità, orgoglio e ricchezza alle comunità civiche coinvolte e tra l’altro rappresenta un altro passo avanti verso la valorizzazione del nostro patrimonio culturale che deve stare alla base dei nuovi modelli di sviluppo economico del Paese Italia, senza dimenticare la dimensione spirituale e contemplativa dell’arte come esercizio di bellezza.
Non ci rimane che andare a questa mostra, a Catania, al Museo Diocesano, dal 17 settembre al 4 dicembre, per scoprire la “bella arte” che ha raccontato la devozione, l’amore e la passione di una grande della pittura, apprezzata da Antoon van Dyck, Giorgio Vasari e Michelangelo Buonarroti e dalle corti europee.