«Salve, sono in ripresa, mi sto riprendendo e non vedo l’ora di uscire per vedere la mia piccola ed abbracciarla»:
così in un piccolo video la mamma di Alessandra, la piccola nata dalla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta. La donna è ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania dove, pur essendo in buone condizioni generali di salute, resterà in osservazione fino a quando non sarà negativa al Covid.
«È un miracolo che si è avverato, non ho parole, non riesco ad esprimere la felicità che provo. Non dormo da due giorni e non vedo l’ora che tornino a casa. Io la sera rientro a Gela, ma ho la testa sempre all’ospedale Cannizzaro». Così, al telefono con l’ANSA, Giovanni, il padre di Alessandra, la piccola nata dalla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta.
«Mia moglie non l’ho ancora vista – aggiunge – ci siamo parlati al telefono, sta bene e non vedo l’ora di abbracciarla. La piccola è in incubatrice, ma procede bene, sono senza parole, non ci credo». Le parole le trova per «ringraziare la famiglia della donatrice» e la scelta del nome della figlia, Alessandra, come la donna deceduta, «è stata naturale, il minimo che potessimo fare», e «le equipe mediche dei professori Scollo e Veroux, del Policlinico e del Cannizzaro di Catania, dei grandi professionisti che ci sono stati vicini in maniera impressionante, non ce l’avremmo fatta senza di loro».
E auspica che il loro esempio, la loro felicità, «possa essere contagiosa e spingere alla donazione» e dare continuità a «quel miracolo che è la vita». La moglie era stata sottoposta isterectomia a causa di una rara patologia congenita, la sindrome di Rokitansky, quando aveva 17 anni. «Quando ci siamo sposati – aggiunge – sapevo che non potevamo avere figli, ma io l’amavo e l’amo tantissimo. Oggi penso che abbiamo assistito e beneficiato di un miracolo». (ANSA).