Ancora tutto in alto mare.
Nel centrodestra che da mesi fa i conti con le tensioni scaturite dalla partita del Quirinale, e che adesso si trova a dover gestire anche il nodo Sicilia in vista di amministrative e regionali, resta lo stallo.
Il vertice richiesto da Fratelli d’Italia a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per fare il punto della situazione non trova ancora posto nell’agenda dei leader.
Secondo alcuni rumor potrebbe essere calendarizzato in settimana (c’è chi ipotizza giovedì ad Arcore), ma nessun appuntamento è ancora stato fissato ufficialmente. Intanto il tempo passa, col segretario della Lega apparso un po’ infastidito dal discorso di chiusura tenuto a Milano da Giorgia Meloni in occasione della conferenza programmatica del partito di via della Scrofa. «Se la coalizione si presenterà compatta alle politiche? Io dico di sì, la Lega lavora per un centrodestra unito – ha spiegato Salvini -. C’è qualcun altro che invece dice `potremmo anche andare da soli´. Secondo me è un errore. Da soli non si vince, uniti si vince».
Convinzione che vale sia a livello nazionale, sia in ambito locale. «In Sicilia c’è un centrodestra diviso, e io sto lavorando per l’unità», ha ribadito il leghista, evidenziando però che «non possiamo essere sempre noi a fare passi indietro per l’unità del centrodestra, quando poi qualcuno dice che magari va al governo anche da solo».
Ritorna quindi il riferimento alle parole della Meloni, che Salvini avrebbe voluto salutare di persona in occasione dell’evento di Fdi. «Io ero a disposizione nel weekend – ha ricordato il Capitano – mi hanno dato dell’imbucato alle feste, e io non sopporto quelli che si imbucano». Quindi non se n’è fatto più nulla. «Avrei fatto volentieri un atto di cortesia – ha aggiunto – ma qualche esponente di quel partito ha detto `meglio di no´, allora sono stato volentieri coi miei figli e tanti saluti. Quando avranno voglia ci vediamo». E se alla fine il faccia a faccia tra leader dovesse saltare definitivamente il primo effetto tangibile si avrebbe sulla corsa a sindaco di Palermo, dove al momento restano in corsa due candidati d’area: da un lato Roberto Lagalla appoggiato da Udc, Iv e Fdi, dall’altro Francesco Cascio sostenuto da Forza Italia, Lega e Noi per l’Italia.
Nonostante sul territorio siano in corso colloqui per provare ad imboccare una strada unitaria, la situazione resta infatti di difficile soluzione, anche perché sullo sfondo a complicare le cose c’è sempre la ricandidatura del governatore siciliano Nello Musumeci. «Io sono il candidato di tre partiti del centrodestra, non sono io a decidere se fare un passo indietro o di lato – ha spiegato Cascio -. Ora soltanto un accordo a livello nazionale in cui si faccia una sintesi nel centrodestra sia per Palermo che per la Regione potrà evitare» che arrivi separati al 12 giugno. «Ad oggi lo scenario più probabile – ha aggiunto – è che si vada al primo turno con tre candidati per contarsi e definire i nuovi equilibri in vista delle regionali». Ipotesi tutt’altro che remota anche perché, ha fatto notare Salvini, in Sicilia «ci sono troppi litigi. Se su Musumeci i tre quarti della coalizione dicono `no´ evidentemente c’è un problema. Noi siamo impegnati per ricomporre». Ma non è detto che l’operazione vada in porto.