«Affinché si possano attuare politiche di salute pubblica efficaci, i risultati ottenuti grazie ai lavori nel campo della ricerca scientifica devono essere metodologicamente validi e solidi. E le ricerche nel campo delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato sono mal progettate, condotte ed interpretate».
Lo afferma il professore Riccardo Polosa, fondatore del Coehar, il Centro internazionale per la ricerca sulla riduzione del danno dal fumo dell’Università di Catania, dopo una ricerca sugli studi maggiormente citati nel campo del vaping e dei prodotti a tabacco riscaldato.
«L’imperante disinformazione diffusa attraverso i media nel campo dei prodotti alternativi privi di combustione – sostiene Polosa – contribuisce a creare scetticismo e indifferenza nel pubblico, soprattutto tra i fumatori. Come risultato, molti fumatori sono scoraggiati dal passare a prodotti a rilascio di nicotina meno dannosi». Il lavoro, intitolato «Analysis of common methodological flaws in e-cigarette epidemiology research» e pubblicato su Internal and Emergency Medicine, spiega il prof. Polosa «rivela gli errori più comuni che i ricercatori hanno commesso studiando l’impatto sulla salute dei prodotti contenenti nicotina privi di combustione».
Sotto la supervisione della dottoressa Cother Hajat, dell’università degli Emirati Arabi Uniti, i ricercatori hanno analizzato i 24 studi più popolari sul vaping e pubblicati su autorevoli riviste internazionali di medicina.
«La maggior parte degli studi inclusi nella ricerca – dice Cother Hajat – non ha beneficiato di una appropriata progettazione e non ha dato risposta alle ipotesi e alle domande iniziali presentate. Nel nostro lavoro offriamo delle raccomandazioni pratiche che possono migliorare enormemente la qualità e il rigore della ricerca futura nel campo della riduzione del danno».