«Non riponiamo più alcuna fiducia nel management locale di Wyeth lederle, a maggior ragione dopo l’ultimo incontro avvenuto in Confindustria Catania, al termine del quale ci siamo rifiutati di firmare un verbale in cui l’azienda entrava nel merito della procedura che avevamo chiesto di revocare»,
scrivono Jerry Magno, Giuseppe Coco, Alfio Avellino e Carmelo Giuffrida.
“Sin dall’inizio di questa vicenda – proseguono – abbiamo sempre chiesto di poter vedere preciso piano industriale e un piano degli investimenti per il sito produttivo di Catania, rendendoci disponibili anche a venire incontro alle esigenze di riorganizzazione della produzione, attraverso un confronto basato sull’intero personale in forza per individuare le migliori soluzioni necessarie ad alleggerire il carico (esodi incentivati, assunzioni in altro sito, prepensionamenti ed altro).
Abbiamo trovato davanti a noi un muro, da parte dei rappresentanti locali dell’azienda, che si è materializzato anche di fronte al prefetto di Catania e agli interventi dell’assessore regionale del Lavoro (al tavolo di crisi del 18 febbraio), nonché del presidente della Regione siciliana e dell’arcivescovo di Catania (intervenuti allo sciopero dei lavoratori che ha registrato massima adesione).
“Temiamo che anche il tavolo di crisi che la Regione siciliana ha convocato per 18 marzo, in assenza di un diverso atteggiamento da parte di Wyeth Lederle, possa non condurre a una risoluzione ragionevole della paradossale situazione. È infatti inconcepibile, oltre che incomprensibile, agli occhi dei lavoratori e dell’intera opinione pubblica – continuano i sindacalisti – come un’azienda tutt’altro che in crisi come Pfizer, in breve tempo, lasci a casa 210 persone che tanto hanno dato all’azienda anche in periodo di emergenza Covid-19».
Un appello che si chiude con una richiesta di intervento da parte del numero uno di Pfizer Italia. Le segreterie hanno chiesto anche la convocazione urgente del Consiglio comunale di Catania.