A distanza di quasi due settimane dalla rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica nel centrodestra non c’è traccia di schiarita all’orizzonte.
La partita del Quirinale ha certificato la rottura della coalizione, con Fratelli d’Italia rimasta scottata dal bis del Capo dello Stato e ancora in attesa di un confronto, anche in vista delle prossime amministrative, dossier tutt’altro che affrontato sul tavolo dei leader. Lo stallo in atto emerge nitidamente dalle parole della presidente del partito di via della Scrofa, Giorgia Meloni, che parla di «un problema di posizionamento» del centrodestra, chiedendo di conseguenza «un chiarimento politico».
«Se ci fossero solo banali incomprensioni sarebbe tutto molto più facile»
spiega a Rtl 102.5 la leader di Fdi rispondendo a distanza al segretario della Lega, Matteo Salvini. «Il tema che ho posto pubblicamente, e che porrò anche quando dovessi sentire Salvini – aggiunge – è che io con Fratelli d’Italia lavoro per un centrodestra forte e orgoglioso, che non rincorra le sirene della sinistra. E su questo purtroppo non abbiamo la stessa posizione». Meloni rivendica quindi il fatto che «nessuno ha lavorato all’unità del centrodestra più di Fdi, e questo banalmente per una questione di interesse visto che noi siamo l’unico partito che sulle alleanze non ha un piano B». Insomma, non come Forza Italia e Lega che alla fine hanno deciso di entrare nel governo Draghi. «Fdi se andrà al governo lo farà solo in una coalizione di centrodestra – rimarca Meloni – quindi per noi è fondamentale mantenere l’unità, però poi se si hanno degli alleati che in molte occasioni, di fronte alla scelte importanti, prediligono un’alleanza di governo con Pd e M5s questo diventa un problema, ma non un problema di incomprensioni quanto di posizionamento politico».
Meloni mette quindi nel mirino proprio le scelte adottate negli ultimi mesi dalle parti di via Bellerio.
«Ho sentito Salvini dire `noi abbiamo scelto l’Italia´, ma che vuol dire? Per me scegliere l’Italia vuol dire portare avanti la visione del centrodestra», attacca snocciolando una per una le situazioni che a suo avviso non sono andate nella giusta direzione: «La Lega non voleva l’obbligo vaccinale e c’è l’obbligo, era contraria al green pass come strumento di discriminazione e c’è il green pass, è contraria all’immigrazione illegale di massa e continuano a sbarcare migliaia di immigrati, voleva prorogare Quota 100 e non è stata prorogata, era d’accordo con noi sui balneari e vota per mettere all’asta ed espropriare 30mila aziende italiane». La considerazione finale non può che essere una per Meloni: «C’è un problema di posizionamento, poi voglio bene a tutti e ho sempre lavorato per l’unità, ma credo che un chiarimento politico serva».
Anche perché la `ferita´ del Quirinale col tempo non si è affatto rimarginata.
«Proprio non comprendo perché si sia scelto di votare Mattarella – confessa Meloni tornando sulla `virata´ di Salvini -. Il centrodestra poteva raggiungere l’obiettivo storico di votare dopo decenni un presidente della Repubblica che non fosse di sinistra e quindi non capisco come si sia arrivati a rieleggere il Capo dello Stato uscente che era stato eletto dal Pd 7 anni fa senza neanche chiederci cosa ne pensassimo».
La richiesta di chiarimento inoltrata da Fdi, tuttavia, non sembra al momento trovare troppo spazio nell’agenda di Salvini, impegnato in prima linea in questi giorni sul fronte giustizia con i referendum al vaglio della Corte Costituzionale e sul caro bollette. «Le parole della Meloni? Visti i problemi che hanno gli italiani non intendo perdere neanche 30 secondi in polemiche», taglia corto il leader leghista, rispondendo tuttavia a tono sul tema legato ai flussi migratori: «Sull’immigrazione chiunque cade male visto che io sono a processo perché da ministro ho fatto il mio dovere, ho bloccato gli sbarchi, difeso i confini e la dignità del mio paese. Altri politici parlano e poi scompaiono». Netta anche la presa di posizione sulla questione green pass: «Stiamo lavorando dentro il governo, perché un conto è stare fuori e dire sempre no, un conto è stare dentro e confrontarsi con Speranza e Franceschini perché il 31 marzo finisca lo stato d’emergenza e si superino green pass e super green pass, restrizioni, divieti e limitazioni. Contiamo che il 31 marzo sia una grande festa della libertà». E chissà se per quella data il centrodestra avrà trovato il modo di fare nuovamente squadra.