L’esponente di Articolo Uno Giancarlo Ciatto interviene con una nota sul Piano di riequilibrio all’esame del Consiglio comunale.
Sento il bisogno – direi quasi il dovere – di intervenire sulla vicenda, sicuramente spinosa, ma esiziale, legata al Piano di riequilibrio finanziario pluriennale presentato dall’amministrazione, e che verrà discusso giorno 4 novembre dal consiglio comunale. Sono stato consigliere comunale di questa città, ma a prescindere da questo, ritengo sia doveroso – anche da semplice cittadino – non rimanere in silenzio. Questa mia è rivolta alla città, ma in particolare modo è rivolta alle opposizioni consiliari. Cercherò di essere il più diretto possibile, evitando di utilizzare inutili barocchismi. È necessaria, però, una premessa, che non è una “scusa non richiesta “. Ma si sa, a pensar male…
Per quanto superfluo appare ricordarlo, dico da subito – senza tema di smentita – che io sono un oppositore di Nino Naso, vorrei dire un oppositore della prima ora (quanto scrivo da anni lo testimonia). Ma andiamo con ordine. La situazione economico-finanziaria dell’ente si trascina in uno stato comatoso ormai da più di un decennio. Lo spazio di una lettera non mi consente una disamina tecnica approfondita, ma per esemplificare diciamo che il Comune spende (sulle spese tornerò) più di quanto incassa e – come tutti i comuni italiani – paga il prezzo del taglio dei trasferimenti nazionali e regionali. Alla voce crediti del bilancio figurano somme ormai “inesigibili”. Che cosa è avvenuto allora in tutti questi anni? A mio umile modo di vedere nessuno ha mai usato parole di verità. Si è “giocato” a ritoccare ora in alto ora in basso le forme di tassazione che difficilmente o, in certi casi, per nulla potevano essere evase (ad es. Irpef e Imu).
Si è “aspettato” non so cosa. Nessuno si è occupato – invece – di una seria e necessariamente repressiva politica di riscossione dei crediti. A Paternò vi è una evasione dei tributi spaventosa, che ha messo in ginocchio la città. Questo piano di riequilibrio – dunque – è tardivo. Nino Naso presentandolo adesso si può ergere a salvatore della patria? Giammai. Naso è responsabile di aver peggiorato sensibilmente la situazione. Perché non solo non ha usato parole di verità sulla situazione finanziaria dell’ente e non ha fatto nulla per recuperare i crediti non riscossi, ma si è persino permesso di gonfiare le spese a dismisura: feste; consulenze di varia natura; prebende. Dunque è gravemente responsabile dell’attuale situazione. Avrebbe potuto fare e non ha fatto.
Di più, ha sperperato. Ha fatto “fuggire” la responsabile dell’ufficio ragioneria, notoriamente molto oculata rispetto alla gestione delle spese ed al suo posto ha messo un consulente “mago” della finanza. Fatto questo breve excursus, andiamo al punto. Cioè all’oggi, e all’inevitabile. L’amministrazione approva un piano di riequilibrio. Se il Consiglio comunale dovesse bocciarlo, il Comune andrebbe da subito in dissesto finanziario. Questa sarebbe una conseguenza catastrofica per la città nel suo insieme. Si può consentire una cosa del genere? A parer mio, no! Che fare? Una classe dirigente degna di questo nome, deve verificare accuratamente il piano in questione, si deve proporre come alternativa all’esistente, e nel caso divenisse forza di governo, fare di tutto per mettere in atto realmente il piano di riequilibrio – al di là dei freddi numeri – sì da consentire alla Corte dei conti la sua approvazione. Nella speranza che muti la politica nazionale di taglio agli enti locali. ‘Tertium non datur’. O meglio, l’alternativa sarebbe il dissesto. Cui prodest?
Per concludere, penso che sia doveroso inchiodare alle sue responsabilità il sindaco Naso, attaccarlo come io stesso ho fatto, ma nello stesso tempo consentire l’approvazione del piano. Non conosco bene le dinamiche dell’attuale Consiglio comunale, e non sono certo io a dovere insegnare qualcosa a qualcuno, ma le strategie possono essere molteplici. Si va dall’astensione all’uscita dall’aula, se la “maggioranza” non dovesse avere i numeri. Bocciarlo sarebbe un grave errore. A meno che qualcuno non conosca un modo per bocciare il piano ed evitare il dissesto.
(Giancarlo Ciatto)