La pioggia abbondante caduta in questi giorni ha fatto ripiombare gli adraniti nello sconforto. Contrada Naviccia, come documentato dal Corriere Etneo con numerosi video, è tornata ad essere il lago di sempre. Il circolo temporale innescato da quella visione di eterna incompiuta (l’allagamento di contrada Naviccia andrebbe riconosciuto come “patrimonio dell’umidità”) fa venire in mente il film di culto “Ricomincio da capo” in cui il protagonista, Bill Murray, è costretto a vivere lo stesso giorno per giorni diversi. L’immutabilità degli eventi, in sostanza, alla quale sembra essere destinata Adrano.
Prendete, per esempio, la campagna elettorale appena conclusa. Nonostante tutti i candidati sindaco avessero giurato di applicare il “tocco lieve”, è finita con i soliti veleni e le accuse reciproche. Una “guerra santa” di cui non si sentiva il bisogno.
Sono in tanti a temere che il clima gaglioffo di questi mesi – figlio, a sua volta, del veleno distillato negli anni tra le parti politiche in campo – possa proseguire già all’indomani del voto. Del resto era inevitabile, senza un processo di pacificazione tra le parti, che la cattiveria e il dileggio prevalessero su tutto il resto. Quasi sussurrandolo e senza riuscire a spiegarlo nella maniera giusta, il candidato Di Primo in verità ha cercato di sottolineare la necessità di seppellire per sempre l’ascia di guerra. Peccato che irevotapopolo della sua cordata politica hanno oscurato i buoni propositi. Perfino D’Agate, candidato a lenta combustione oratoria, ieri nel comizio finale s’è infuocato prendendosela con le figure grigie che lo hanno attaccato in campagna elettorale.
Il nuovo sindaco che da lunedì avrà il compito di amministrare la città di Adrano, prima dei punti programmatici deve porre una condizione, e favorire con atti concreti la sua realizzazione: la riconciliazione. Solo così gli adraniti rimuoveranno l’incubo di vivere giorni avvelenati e inconcludenti eternamente uguali a se stessi.