In Brasile, la commissione del Senato che ha indagato sulla gestione della pandemia da parte del governo brasiliano ha approvato il suo rapporto finale, che accusa il presidente, Jair Bolsonaro, di “crimini contro l’umanità” e di altri otto crimini molto gravi.
La relazione, frutto di sei mesi di indagine, è stata approvata a maggioranza dagli undici membri della commissione e sarà trasmessa alla giustizia ordinaria, alla Procura, alla Corte Suprema e persino alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, che dovrà valutare se avviare le relative procedure.
Per mesi Bolsonaro, presidente negazionista e di estrema destra, ha minimizzato la gravità del coronavirus ed ora è accusato di nove reati, tutti previsti dal codice penale brasiliano: non solo crimini contro l’umanità, ma anche
• violazione delle misure sanitarie
• ciarlataneria medica
• istigazione a delinquere
• epidemia con esito fatale
• falsificazione di documenti
• impiego irregolare di denaro pubblico
• prevaricazione
• attentato alla dignità del mandato.
Chi sono gli imputati
Il documento presenta gravi accuse contro 78 persone e due società; e nell’elenco degli imputati figurano anche quattro ministri e tre figli del presidente: il senatore Flavio, il deputato Eduardo e il consigliere di Rio de Janeiro, Carlos.
Sono inclusi anche l’ex ministro della Sanità, il generale Eduardo Pazuello, e l’ex ministro degli Esteri, Ernesto Araùjo, oltre a una decina tra parlamentari, funzionari pubblici, consulenti del governo e medici di estrema destra componenti di un gruppo informale vicino al presidente.
La commissione ha anche chiesto che Bolsonaro venga sospeso dagli account su tutti i social network visto che è stato responsabile di una massiccia diffusione di informazioni false sulla pandemia e che sia costretto dalla giustizia a ritrattare tutte le dichiarazioni in cui ne disprezzava la gravità o metteva in dubbio l’efficacia dei vaccini. Il gruppo ha cominciato la sua inchiesta il 27 aprile, quando il Brasile contava circa 391mila morti da Covid; e ha concluso il suo lavoro in un momento in cui i decessi superano i 606mila, una cifra che assegna al Brasile, nella triste classifica dei Paesi più colpiti dal micidiale virus, il terzo posto dopo Stati Uniti e India.