Mercoledì 30 giugno il NurSind Catania, ha proclamato lo sciopero di tutti i lavoratori del comparto dell’Asp di Catania.
Lo si apprende da un comunicato pubblicato sulla pagina del sindacato che tutela gli infermieri e gli operatori sanitari.
“Come NurSind, ovvero il sindacato maggiormente rappresentativo dell’ASP di Catania, – si legge – sentiamo e comprendiamo le ragioni del disagio e di sfiducia che vivono gli infermieri e gli operatori sanitari, i quali vedono peggiorare, comprimere e cancellare in maniera ormai asfittica i loro diritti e la propria dignità. Riteniamo che questa giornata di mobilitazione sia un’ importante strumento al fine di adoperarsi direttamente per riappropriarsi, difendere e migliorare le condizioni di vita e di lavoro. Uno strumento per riaffermare e tutelare diritti e la stessa dignità umana e professionale di chi vive un senso di avvilimento e disaffezione nel vedere continuamente mortificate le competenze, saperi e professionalità”.
Alla base della protesta c’è la carenza di personale sanitario e altri punti elencati nell’annuncio della mobilitazione.
“Denunciamo – scrive il Nursind – la mancanza di oltre 400 infermieri, 477 medici, 200 Oss, 150 ausiliari e oltre 150 coordinatori infermieristici. Pertanto, chiediamo il reclutamento urgente del personale attingendo dalle graduatorie attive nelle aziende catanesi.
• Chiediamo l’immediata attivazione della procedura per la selezione degli incarichi di funzione di Coordinamento.
• Definitivo riconoscimento normativo del contratto che prevede il riconoscimento dei 15 minuti per il passaggio di consegne”.
Critiche vengono espresse nei confronti della Direzione Generale “…che continua a promettere ciò che non ha mai mantenuto. E’ in realtà il goffo tentativo di rimandare e nascondere le proprie responsabilità di fronte allo smantellamento strutturale della sanità pubblica etnea”.
Non posiamo accettare che i tagli indiscriminati, sebbene abbiano prodotto un generale risparmio per la spesa pubblica, hanno generato disservizi organizzativi e carenze igieniche. Così facendo sono saltati tutti i cardini a cui un’attenta amministrazione dovrebbe ancorarsi, ossia, il principio di efficienza, efficacia ed economicità che assieme ad una sciagurata organizzazione delle risorse umane ha ridotto al collasso la sanità pubblica etnea.
“Se non troviamo la intima motivazione per scioperare – conclude il comunicato – allora non possiamo lamentarci della condizione lavorativa che ognuno di noi vive, perché la colpa sarà anche la nostra che abbiamo permesso ad altri di rovinarcela”.