“Le ragioni per festeggiare il 2 giugno sono molte. Innanzitutto, la sostituzione della monarchia con la Repubblica. Questo volle dire liberarsi di una casa regnante che si era rivelata inetta e dare a tutti i cittadini italiani la possibilità di accedere al vertice dello Stato. In secondo luogo, il diritto di voto esercitato da tutti. Non si votava da decenni. Gli aventi diritto al voto del 2 giugno 46 erano 28 milioni e, di questi, 24 milioni parteciparono alla giornata elettorale. In terzo luogo, l’introduzione di un suffragio veramente universale perché furono ammesse al voto le donne. Dei 24 milioni di votanti, le donne furono quasi 13 milioni. In quarto luogo, l’elezione dei membri dell’Assemblea costituente, che avrebbe dato, l’anno seguente, una costituzione per la prima volta rigida al Paese. In quinto luogo, il 2 giugno 1946, le forze politiche ebbero la possibilità di misurarsi e di capire quale era il rispettivo peso. In sesto luogo, in quel giorno si festeggia anche l’anniversario della morte di Garibaldi, avvenuta nel 1882”.
Lo afferma il giudice emerito della Consulta Sabino Cassese, in un’intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’.
“La ragione più profonda dei festeggiamenti del 2 giugno sta nella rinascita dello Stato italiano. – continua Cassese – Comincia un periodo glorioso della storia italiana, che può essere paragonato solo a un altro periodo, il ventennio iniziale del secolo, definito l’età giolittiana. Nel 1946 comincia la vita della democrazia, della libertà, della diffusione dell’eguaglianza, dello sviluppo economico”.
La pandemia ha elevato il livello etico della società italiana?
“Ha fatto molto, ma molto altro resterebbe da fare: una rete protettiva per i più deboli e premi per i capaci e meritevoli, ad esempio. Invece di aiutare i deboli e premiare i capaci, – dice Cassese – si sistemano i precari. Così la bilancia della giustizia non è in equilibrio”.
“La Costituzione, secondo la formula di Calamandrei, contiene lo spirito della Resistenza in forme giuridiche. Ma lo stesso Calamandrei ha osservato che gli autori della Costituzione ascoltarono anche le grandi voci lontane: ad esempio, il binomio diritti e doveri che risaliva alla tradizione delle costituzioni del Termidoro francese e alla tradizione mazziniana. La Costituzione è stata da qualcuno considerata una rivoluzione mancata, da qualcun altro una rivoluzione promessa. – spiega Cassese – Ha avuto una lentissima attuazione. Basti pensare che i consigli regionali sono stati eletti nel 1970, 22 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione”. “Posso enunciare speranze, non fare previsioni. Spero che l’Italia ricominci a camminare, dopo un venticinquennio in cui è stata ferma, e che riesca a darsi una classe dirigente capace di guardare al futuro e, quindi, di realizzare programmi invece di enunciare slogan. – conclude Cassese – Bisogna aspettarsi che gli italiani, consapevoli dell’importante contributo che viene da tutti i Paesi europei, aumentino le loro capacità realizzative. Nei prossimi anni si distingueranno le persone che sanno fare invece di quelle che urlano più forte degli altri”.