”Deve essere chiaro che nel ddl si parla di reato quando c’è istigazione all’odio e alla violenza, non quando c’è una libera espressione”.
Basta capire che con questo ddl noi estendiamo i reati della legge Mancino previsti nel codice penale agli articoli 640 bis e 640 ter, così come succede per i reati di razzismo e di religione”.
Alessandro Zan, in un’intervista al Corriere della Sera, chiarisce le finalità del ddl che porta il suo nome, stabilendo un confine fra il reato verso cui si rivolge e la libertà di espressione e di opinione, “tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, ed è questo che deve guidare per capire che ci si può esprimere liberamente senza incorrere nel reato di omofobia. Anche Salvini dice che se passasse questo ddl non si potrebbe dire che la famiglia è quella formata da mamma e da papà, ma è falso ed è uno strumento usato per affossare la legge. Che, ripeto, prevede il reato quando c’è esplicita istigazione alla violenza e all’odio”.
”Il problema è culturale nel nostro Paese, visto che i gay dalla destra sono ancora visti come persone diverse, da curare”, afferma il deputato del Partito democratico e attivista Lgbt, precisando che un’espressione viene considerata reato quando “ad esempio si dice che i gay devono essere bruciati nei forni”.
Parlando di Povia,
che sta scrivendo una canzone dove dirà che l’omofobia non esiste ed è convinto che sia considerata un reato, Zan sostiene che ”sbaglia, se è per questo ci sono anche persone che dicono che la Terra è piatta ma non per questo sono condannate”. Allo stesso modo, secondo il deputato, non è reato scrivere ”Ti porto con me… Non fare l’emo frocio con lo smalto sulle unghie”, come faceva Fedez in una canzone del 2011.