A Bronte presso il Circolo di Culturale “Enrico Cimbali” si è tenuto venerdì scorso un incontro volto ad evocare la memoria di uno fra i più illustri cittadini del paese, il notaio Nunzio Azzia.
Il convegno, alla presenza del sindaco di Bronte Graziano Calanna, introdotto da una riflessione del teologo Angelo Consolo, è stato tenuto dalla giornalista e professoressa di Storia della Sicilia, Stefania Bonifacio, che ha ripercorso l’intensa attività politica del notaio. Egli, infatti, durante la tormentata stagione storico-sociale, a ridosso tra la fine della prima guerra mondiale, ventennio fascista e successivo dopoguerra, divenne il migliore interprete di quell’ autentico riformismo cattolico, intriso del pensiero di don Luigi Sturzo. Giovanissimo, Nunzio Azzia decise di aderire all’appello che il sacerdote calatino lanciò con il motto “liberi e forti”, nel gennaio del 1919, aprendo a Bronte la sezione popolare del Ppi, tanto colpito dagli ideali di libertà e democrazia trasfusi nel Partito Popolare. Divenne segretario eletto all’unanimità fino allo scioglimento del partito nel 1926, di cui ebbe una concezione altissima, intesa quale movimento posto al servizio della collettività, in virtù del contatto diretto con le organizzazioni contadine, operai, cooperative e con l’ambiente piccolo borghese, rendendosi fedele rappresentante e interprete delle loro aspirazioni. Nel 1921 Azzia fondò il quindicinale” Bandiera Bianca” che diresse coraggiosamente commentando gli eventi politici con un linguaggio temerario”… più ci perseguitate e più saremo forti”, fino a quando il giornale non venne soppresso dal regime del 1924; frasi di evidente ispirazione cattolica sottolinea la Bonifacio. All’indomani della caduta del fascismo, Azzia riprese l’impegno politico scandito dalle memorabili battaglie per il referendum, elezioni amministrative del 1946 e nazionali del ‘48, rivestendo cariche pubbliche. Grazie alla sua eccellente capacità professionale, il ” notaro” ottenne dall’allora assessore regionale all’agricoltura, Silvio Milazzo, una legge sulla piccola proprietà contadina che mediante il frazionamento della ducea di Nelson consentì a centinaia di brontesi di divenire proprietari terrieri. Grazie al convegno è riemersa una figura esemplare e piena di fascino nelle declinazioni di uomo politico e professionista, profondamente coerente ai principi cristiani nei quali fermamente credeva, originale nei contenuti del suo pensiero e coerente nell’azione, fervido difensore della libertà e uguaglianza, cattolico praticante ed integerrimo amministratore della cosa pubblica.