I dati siciliani sull’andamento della pandemia sono stati falsificati 40 volte negli ultimi quattro mesi e mezzo, dal 4 novembre al 19 marzo. Una manipolazione del bollettino giornaliero da inviare all’Istituto superiore di sanità decisa per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa.
Questa è la tesi della procura e del gip di Trapani nell’indagine che ieri mattina ha portato all’esecuzione di tre misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nas di Palermo coordinati dal procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e dalle sostitute Sara Morri e Francesca Urbani negli ultimi mesi i dati dei contagi sarebbero cresciuti in maniera consistente senza che nessuno l’abbia mai saputo.
Dati nascosti dai vertici dell’assessorato alla Salute, dall’assessore Ruggero Razza in testa, che ieri mattina ha ricevuto un avviso di garanzia e poco dopo ha rassegnato le dimissioni. Oltre a Razza altri due funzionari regionali sono indagati a piede libero.
Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.
Il sistema era semplice: ogni volta che i dati presentavano anomalie tali da rischiare la zona rossa la dirigente Di Liberti chiamava l’assessore e insieme concordavano come disinnescare il pericolo: spalmando il numero di morti di un giorno su più date, tagliando il numero dei nuovi positivi e contestualmente aumentando la quota di tamponi molecolari eseguiti in moda da mantenere il tasso di contagio entro i limiti di guardia.
“506 nuovi positivi a Palermo? Ma che dici? ma che dici? No, scusa non può essere…se sono questi i dati definitivi, Palermo va in “zona rossa” subito subito” diceva Maria Letizia Di Liberti il 19 marzo scorso commentando i dati reali. Quel giorno i nuovi positivi ufficiali furono ridotti a 370, 136 in meno del dato reale e il numero dei tamponi eseguiti furono mille in più del numero effettivamente eseguito.
Due dati falsi che contribuirono a mantenere il tasso di contagio entro i limiti di guardia. Anche i ricoveri erano oggetto di manipolazione, soprattutto quelli in terapia intensiva.
L’ormai ex assessore Ruggero Razza oggi pomeriggio è stato interrogato a Trapani. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Caterina Brignone ha sottolineato le responsabilità dell’ex assessore Razza “in un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.
L’indagine è partita da una verifica in un laboratorio di Alcamo che avrebbe rilasciato centinaia di tamponi errati: negativi invece che positivi.