Giovanni Falcone era affascinato dall’informatica. E girava sempre con le sue agende digitali da tasca, dove appuntava nomi, posti e orari dei suoi incontri, come facevano i suoi colleghi, come ad esempio Paolo Borsellino, ma su carta, sulle agende grigie e rosse. Edoardo Montolli, ne ‘I diari di Falcone’, edito da Chiarelettere e in uscita la prossima settimana nelle librerie, lavora su quelle date, su quei nomi, su quei luoghi appuntati dal magistrato palermitano, mettendoli insieme e cercando indizi per chiarire cosa successe in quella stagione che vide la mafia dichiarare guerra allo Stato, passando per la strage di Capaci e via D’Amelio, per arrivare alle bombe nel Continente, l’anno successivo, nel ’93. “Sono incappato in un buco in quei diari elettronici, una settimana dove, incredibilmente, c’è il vuoto, nessun nome, proprio dopo l’omicidio di Salvo Lima, ucciso il 12 marzo del ’92”, dice all’AdnKronos l’autore.
“In quello che appare il momento più delicato dell’Italia prima delle stragi, ossia quando cominciano gli attentati, sulle due agende di Falcone non c’è nulla – scrive Montolli – non ci sono gli appuntamenti istituzionali, non ci sono gli incontri con Cossiga e Borsellino del 18 marzo”, appuntati invece nell’agenda grigia dello stesso Borsellino, l’unica ritrovata dopo via D’Amelio. “Com’è possibile che entrambe le sue agende abbiano smesso di funzionare lo stesso mese – in quel particolare mese – per poi riprendere a registrare entrambe gli appuntamenti del giudice da aprile?”, si domanda il giornalista, già autore de ‘Il Caso Genchi. Un uomo in balia dello Stato’. “Dopo l’omicidio Lima, Falcone vuole incontrare Buscetta, per capire cosa succede”, spiega. Un viaggio che resta un mistero, senza certezze e che viene smentito anche dall’Fbi. “Ma – ricorda Montolli – tra fine aprile e maggio del ’92, non sappiamo con certezza cosa fece uno degli uomini più controllati del Paese”, ricordando come in quell’intervallo di giorni, i cellulari di Falcone non registrarono alcuna telefonata, cosa spiegabile con il fatto che non fossero in grado di funzionare, “come capitava ai telefoni di quella generazione, di tipo Etacs, ‘attivi’ solo su reti nazionali”.
L’ipotesi di Montolli è che l’incontro segreto tra Falcone e Buscetta, negli Usa, possa aver fatto comprendere al magistrato cosa si stesse preparando in quella fase, un viaggio che arriva dopo l’omicidio Lima e dopo che “il 18 marzo arrivò la circolare di Scotti ai prefetti – scrive Montolli – che allerta sull’esistenza di un piano destabilizzante del paese, che farebbe perno anche sulla morte del deputato Dc”. Un allarme diffuso dal ministro dell’Interno proprio il giorno in cui a Palermo Falcone era riunito con il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga e con Paolo Borsellino. Il capo della Polizia Vincenzo Parisi riferì così, davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, dell’esistenza di un “documento di cui non è noto autore, che annuncia, nel periodo marzo-luglio corrente anno, campagna terroristica con omicidi esponenti Dc, Psi, Pds, nonché sequestro e omicidio futuro presidente Repubblica, quadro strategia comprendente anche episodi stragisti”. Un quadro profetico che partiva a ridosso dell’omicidio Lima, e che poi vide puntuale conferma nella strage di Capaci, il 23 maggio, con la morte di Falcone, della moglie e di tre agenti di scorta, e poi a luglio, il 19, quando in via D’Amelio verranno uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. Il viaggio di Falcone degli Usa, forse servì a capire cosa stesse succedendo, ma non evitò la sua tragica fine.