“Se ci fossero contesti in cui fosse possibile mettersi a produrre, su licenza Pfizer-Biontech, il vaccino americano-tedesco si risolverebbero molti problemi, questo mi sembra evidente. Perché un vaccino lo abbiamo e funziona. Due se consideriamo anche quello di Moderna. Dipende, però, dal livello tecnico e dalla capacità produttiva delle aziende in campo: sarebbe necessario attivarsi per cercare di capire quanto prima la praticabilità di questa strada, quanti potrebbero farlo effettivamente? E suggerirei di capirlo rapidamente”.
Lo dice Massimo Galli, direttore Dipartimento malattie infettive Ospedale Luigi Sacco di Milano.
“Anche perché il dato di efficacia del vaccino americano Johnson&Johnson appena annunciato, 66%, non è altrettanto buono.
E il vaccino di Oxford Astrazeneca, abbiamo visto, ha presentato una serie di criticità non del tutto risolte.
Inoltre è molto difficile pensare di poter puntare sul cosiddetto vaccino italiano Reithera, perché l’arrivo in fase 3 a questo punto pone anche un problema molto serio di natura etica:
come sarà possibile chiedere alle persone di accettare da volontari il placebo in un momento in cui due vaccini validi esistono già, Pfizer e Moderna? Sinceramente mi ritroverei in grosso imbarazzo a doverlo fare”, prosegue Galli.