In una mano il bicchiere di prosecco per festeggiare la vittoria del Sì al referendum sul taglio dei parlamentari, nell’altra l’amaro calice delle regionali, che certificano, ancora una volta, il momento di grande difficoltà attraversato dal Movimento 5 Stelle.
Sullo sfondo resta il tema della riorganizzazione e della futura leadership, mentre soffia forte il vento del malcontento interno. La schiacciante affermazione del Sì alla riforma fortemente voluta dal M5S segna il ritorno sulla scena dell’ex capo politico Luigi Di Maio, che parla di “risultato storico” e annuncia l’inizio di una “grande stagione riformatrice” con il contributo di maggioranza e opposizione: “Diverse forze si sono riunite sotto il vessillo del No con il solo scopo di colpire il governo e anche il sottoscritto” ma, ha rimarcato il titolare della Farnesina, il voto è stato un “boomerang” per chi cullava il sogno di mandare a casa l’esecutivo.
“Il M5S è il vero motore del cambiamento di questa legislatura”, commenta il leader Vito Crimi, il quale ammette, per quanto riguarda le regionali, che il risultato “è stato inferiore rispetto alle precedenti elezioni”.
Da domani “parte il percorso per nuove sfide e obiettivi”, promette il reggente 5 Stelle.
Ma questo non basta a placare la rabbia interna per una debacle annunciata. Il ligure Sergio Battelli, presidente della Commissione Politiche Ue e grillino della prima ora, non le manda a dire: “Il M5S – si sfoga con l’Adnkronos – o cambia o va incontro a una crisi profonda che potrebbe non essere più curata. E quando parlo di cambiamento, parlo di cambiare tutto”.
Secondo il deputato l’emorragia di voti “è dovuta al fatto che il M5S non sa più parlare alle persone. Sediamoci tutti, facciamo degli stati generali veri: non accetterò blitz su questo tema. Ci vuole un approfondimento chiaro – insiste Battelli – dalla governance alla struttura, passando per il rapporto con i territori e gli attivisti”. Impietosa l’analisi del dissidente Fabio Berardini: “Il Movimento 5 Stelle dopo 12 anni dalla sua nascita governa zero regioni e possiede zero assessori regionali.
Questo significa aver completamente sbagliato strategia negli ultimi due anni… Così non è più possibile andare avanti. Ci stiamo estinguendo sui territori”.
Ringhia l’ala vicina ad Alessandro Di Battista: “Oggi si registra una disfatta senza precedenti del M5S, che dopo aver dimezzato le percentuali alle europee l’anno scorso continua a correre a velocità spedita verso il fondo”, attacca l’europarlamentare Ignazio Corrao. L’ex ministro Barbara Lezzi parla invece di “assoluto disastro” pAer il M5S chiedendo la convocazione degli stati generali, “prima di arrivare al 5% o addirittura all’estinzione”.
Come se non bastasse, sul M5S si abbatte anche la grana Chiara Appendino, con il sindaco di Torino condannato a 6 mesi per falso ideologico nell’ambito del processo Ream. La prima cittadina pentastellata si è autosospesa dal Movimento, annunciando però che il suo mandato proseguirà. Le vicende giudiziarie di Appendino frenano il suo possibile approdo al vertice di quell’organo collegiale che, nei piani di Di Maio, dovrà rappresentare la nuova governance grillina.
Il sindaco incassa comunque l’appoggio di Beppe Grillo (che su Facebook le dedica un “ti voglio bene” in dialetto piemontese) e dei big pentastellati riuniti alla Camera per seguire lo spoglio: “Tieni duro, siamo con te”. Ma per l’avvocato Lorenzo Borrè, profondo conoscitore di regole e statuti M5S, la strada è tracciata: Appendino va espulsa o deve dimettersi da sindaco.
“Ai sensi dell’articolo 6 del codice etico del partito pentastellato – spiega il legale all’Adnkronos, carte alla mano – la condanna per un reato doloso è incompatibile con il mantenimento di una carica amministrativa quale portavoce del M5S”.