Ritorniamo sulla questione “modifica delle norme di attuazione al Prg di Paternò”.
Finalmente sono emerse le conflittualità che sembravano covare sotto la cenere. Un coro di no da parte di tecnici e politici che si dissociano dalla proposta dell’assessore all’urbanistica. Sarà interessante sapere se in Consiglio Comunale si costituirà una maggioranza funzionale e trasversale per sostenere il secondo tentativo di cementificare il territorio, presentato maliziosamente come strumento di sviluppo economico.
Qualcuno parla di aggiustare il tiro, di mediare, di recuperare qualcosa ma forse sarebbe meglio ritirare la delibera e ripartire dalla revisione complessiva del PRG, tra l’altro un obbligo di legge (ar.3 L.15/91).
Qualcuno vuole mediare, qualcuno si nasconde dietro i ‘non sapevo’, qualcuno si gira dall’altra parte, qualcuno punta a sminuire cose e persone ma il punto è che per avviare lo sviluppo economico bisogna fare altro.
Viene però il dubbio che a gestire questa storia non sia la politica – almeno non direttamente – perché non si spiegherebbe il fatto che questa proposta con questo metodo, parte con la giunta Failla (2011), continua con la giunta Mangano (2014) e si rivede con la giunta Naso (2020).
Come se ci fosse una regia nascosta che influenza politici e istituzioni. Eppure la regione Sicilia era stata chiara nel 2014, ritenendo illegittime le proposte di variante prive di motivazioni e avulse dalla revisione del Prg.
Ora la comunità si interroga sulle possibili evoluzioni e si organizzano incontri informali dove sembrerebbe che sono pochi quelli che vogliono dichiarare la propria disponibilità e alcune associazioni ambientaliste adottano un misterioso silenzio.
Forse emergono alcuni conflitti d’interesse? Forse è più semplice organizzare eventi che agire in maniera fattiva per tutelare l’ambiente?
Ricordiamo che le emergenze sul piano della pianificazione sono altre: Prg, Piani di recupero, piani di rigenerazione, piano di protezione civile, piano territoriale, presa d’atto di scelte derivanti da altri strumenti preordinati (paesaggistico e metropolitana). Ma noi continuiamo ad aggiustare alcuni articoli per snaturare la nostra vocazione economica.
Rimane il rammarico per una comunità che non intravede una strategia complessiva di sviluppo, una modalità rigenerativa coerente con le indicazioni extra comunali. La consapevolezza che rimane pur sempre un’isola dentro l’isola.
Una specie di recinto dove le regole sono autogenerate da lobby che soffrono di miopia e di mancanza di memoria.
Non dobbiamo fraintendere: non si tratta di difendere la cultura dei vincoli ovunque e comunque, non si tratta di colpevolizzare le trasformazioni del territorio o esorcizzare il cemento come materiale ma si tratta di collocare tutto questo in un quadro di comportamenti compatibili e sostenibili oltre che finalizzati a creare bellezza estetica, economica, etica e sociale.
Qualche volta sembra che qualcuno, potendo realizzare tutto dentro il paradigma della bellezza, voglia esplorare il sentiero della follia.
Un problema culturale? Questioni di metodo? Forse la solita storia che uno vale uno? Aspettiamo le possibili evoluzioni.
Non mi sorprende la sua conoscenza per la cultura e li sviluppo naturalistico , ma ci sono montagne da scalare. Complimenti per quello che scrive e per tutto che vorrebbe che si realizzasse. Saluti