Ue, Sassoli: “Fondo salva-Stati è opportunità per rafforzare le strutture sanitarie”

Ue, Sassoli: “Fondo salva-Stati è opportunità per rafforzare le strutture sanitarie”

“È un’opportunità perché tutti i cittadini vogliono un rafforzamento delle strutture sanitarie.

L’Europa non sta imponendo nulla, ha messo degli strumenti a disposizione, sarà responsabilità dei governi verificare il loro utilizzo. Il Mes consente di realizzare programmi di rafforzamento della sanità pubblica: assunzioni,risorse peri medici specializzandi, investimenti per apparecchiature, nuovi ospedali, aiuti alle Regioni commissariate che non possono fare investimenti.

Credo che sul mercato non ci siano altri soldi disponibili al tasso dello 0,1%”.

Così Davi Sassoli, presidente del Parlamento europeo in una intervista al Corriere della Sera.

E quella che esce dall’accordo sul Recovery Fund, aggiunge, “e’ un’Europa che molto più forte, consapevole che alle sfide bisogna rispondere insieme e che i singoli Paesi da soli sarebbero impoveriti, in svendita e marginalizzati”.

E questa consapevolezza, prosegue, ” in fondo è il monito di Monnet: l’Europa si fa con le crisi che affronterà. In tre mesi si sono fatti dei passi in avanti come mai era stato possibile nei decenni precedenti”.

“Le nuove risorse proprie servono a finanziare il budget europeo senza pesare sui bilanci nazionali, pertanto vanno introdotte rapidamente con una calendarizzazione dettagliata per i prossimi anni.

Non si tratta di nuove tasse, ma di regolare attività nel digitale, nelle politiche di contrasto alle emissioni di CO2, nell’uso della plastica, nelle attività finanziarie. Inoltre, le risorse proprie saranno a garanzia dei bond che emetterà la Commissione».

I fondi del Recovery Fund saranno disponibili dalla seconda metà del 2021. Strada in discesa, dunque? “Siamo ancora dentro l’emergenza. Come usciremo dalla pandemia non è ancora chiaro a nessuno.

Non è detto che non vi sia bisogno di nuovi interventi. Dobbiamo sentire una forte tensione etica per restituire qualcosa ai 200 mila morti in Europa: l’unica strada è aiutare i nostri cittadini e le generazioni future ad essere meglio preparati a difendere la vita e il lavoro. E in questo passaggio di fase, l’Unione Europea è l’unica assicurazione a disposizione dei nostri 27 Paesi”, conclude Sassoli.

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