In alcuni casi bastava solo sfogliare una gallery di fotografie, sfiorare con il dito lo schermo del proprio cellulare o passare con il mouse su una immagine per attivare senza volere alcuni servizi a valore aggiunto (Vas) offerti dalle più importanti compagnie telefoniche come Tim, Vodafone e Wind a migliaia di clienti.
É quanto è emerso dall’indagine del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e della squadra reati informatici della Procura di Milano.
Tre erano i metodi con i quali venivano attribuiti a utenti ignari costi non desiderati.
Oltre alla tecnica ‘zero click’- che non prevedeva cioè i due click necessari a manifestare il proprio consenso quando si scarica una app o si accede ad un servizio – venivano attivati Vas anche su schede Sim installate per far funzionare sistemi d’allarme, caldaie o altri servizi di domotica, senza contare i servizi già associati alle Sim card e che si attivano automaticamente al momento dell’acquisto.
“In un caso che abbiamo documentato – ha spiegato il tenente colonnello Gianluca Berruti – ci siamo resi conto che, in pieno lockdown, un ragazzino che voleva guardare un cartone animato dal cellulare della madre aveva attivato inavvertitamente il servizio solo cercando e facendo partire il filmato” da un noto sito di film in streaming.
“I servizi costavano in media 5 euro alla settimana, ma in questo modo dal 2018 sono stato addebitati 12 milioni di euro” alle società al centro della truffa.
Denaro poi finito sotto sequestro nel corso delle indagini.