PATERNO’. “Tra le granite e le granate, lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Il successo dell’ultimo vincitore del festival di Sanremo, risulta essere di piena attualità per una città come Paternò. La questione è quella dell’assegnazione dei chioschi e, di riflesso, delle condizioni delle piazze che dovranno ospitarli.
E’ partito tutto con una delibera comunale dell’11 marzo dello scorso anno che dava origine al susseguente bando di concorso, pubblicato poco più di un mese più tardi, a stabilire “l’assegnazione in concessione di spazi di aree pubbliche per l’installazione di chioschi attrezzati specializzati nella somministrazione di alimenti e bevande individuate presso vie e piazze del perimetro urbano”.
La domanda, lecita, che sorge è una: sono pronte queste piazze ad ospitare i famigerati chioschi?Facciamo una carrellata. Uno dei setti chioschi dovrebbe sorgere in Piazza Martiri di Nassirya, dove troviamo una classica situazione di deterioramento: graffiti sulle panchine, cestini sradicati, pali dell’illuminazione storti, immondizia nelle aiuole e la mancanza di un pezzo di ringhiera a rendere pericolosa la piazza, specie per i più piccoli. Ma tuttavia, questa, insieme al Parco Giovanni XXIII, sembra la piazza più pronta ad accogliere questi punti di ritrovo. Anche Piazza Don Pino Puglisi, nel quartiere “Scala Vecchia”, e Piazzale del Tricolore, hanno soltanto un problema inerente alla pulizia ed al normale deterioramento causato dal tempo e dall’inciviltà di alcuni.
Ben più grave la situazione in due delle sei locations riservate ai nostri “chioschi”: Piazzale della Fraternità e Piazza sen. Nino La Russa. Nel Piazzale della Fraternità, un miscuglio tra sciara lavica, materiali di risulta e immondizia varia, già a primo impatto, rende tale luogo più pronto ad ospitare un cantiere edile anziché quello che dovrebbe essere un luogo di ritrovo per tutti. La palma di peggiore piazza di Paternò spetta, però, alla Piazza senatore Nino La Russa.
In molti, in questi ultimi anni, hanno parlato ed hanno scritto in merito. Tanti hanno anche denunciato lo stato di questa piazza, edificata ex novo durante la prima legislatura del governo Failla, che è di certo imbarazzante ed avvilente per una cittadina intera: quasi la totalità dei lampioni è stata privata dei porta lampade, tutti i tombini sono stati rubati dai balordi, ed i due gazebo sono totalmente devastati (servizi igienici, impianti elettrici) e trasformati in vespasiani. È stato ovvio a quel punto porsi un interrogativo: in base a quale criterio, specie in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, un giovane imprenditore dovrebbe scommettere tempo e denaro in attività che, a causa della loro collocazione improbabile, quasi sicuramente non gli potrebbero portare introiti “importanti” tali da considerare il chiosco fonte di sostentamento?
La cosa più logica era pensare che, contestualmente con la realizzazione del bando, la vecchia amministrazione avesse provveduto a redigere un piano per il recupero delle suddette piazze. Abbiamo così chiesto agli uffici di competenza se esistesse questo eventuale piano di recupero e ne abbiamo approfittato anche per porre rimedio ad altri interrogativi sorti durante questa inchiesta.
Abbiamo così scoperto che, innanzitutto, i chioschi che “dovrebbero” sorgere sarebbero soltanto tre (Piazza caduti di Nassirya, Parco Giovanni XXIII e Piazza Don Pino Puglisi) in quanto gli altri cittadini, selezionati tramite bando di concorso, hanno rifiutato la concessione proprio in virtù dello stato decadente delle piazze in questione. Questi tre concittadini avrebbero sei mesi di tempo, dalla stipula del contratto con il comune, per realizzare le opere, pena l’annullamento del contratto stesso. Sull’annoso argomento, siamo riusciti a sentire l’architetto del comune di Paternò, Angelo M. Galea (firmatario del bando in oggetto, in quanto responsabile del settore e non come responsabile del procedimento).
“Questo bando – spiega Galea – non è stato realizzato organicamente con quelle che sono le esigenze di recupero delle piazze della nostra città, fermo restando l’apprezzabilità dell’idea originaria che mirava comunque a creare opportunità lavorative sul territorio”.
Alla luce di quanto emerso, si conferma quello che è sempre stato un grosso problema per la nostra città: la mancanza di programmazione. Come si può pensare di poter creare qualcosa se prima non si pongono le basi affinché questo possa avvenire? Come può accadere che durante la filiera, che ha visto arrivare alla pubblicazione del bando, nessuno tra commissione consiliare, assise e tecnici, si sia posto il problema della vivibilità di tali piazze? Magari qualcuno potrebbe pensar male, vedendo in questo bando solo una “notizia” creata ad arte per dare in pasto qualcosa ai cittadini vogliosi di lavoro ed opportunità, illudendoli. Noi vogliamo credere al solito errore paternese, il solito folle errore. D’altronde fu proprio Albert Einstein a definire la follia “il voler fare sempre la stessa cosa ottenendo, però, risultati diversi”.
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