E’ ufficiale: l’adranita Giovanni La Rosa – 34 anni, del clan Rosano – ha saltato il fosso. Lo si è appreso nel corso dell’udienza relativa al rinvio a giudizio di Vincenzo Rosano e dello stesso Giovanni La Rosa per l’omicidio di Nicolò Liotta, ucciso davanti ad una sala da barba nell’agosto del 2007. Rosano e La Rosa hanno chiesto il rito abbreviato, il prossimo 20 giugno ci sarà la requisitoria del pm Bonomo.
Nel corso dell’udienza, il sostituto procuratore ha depositato i verbali del nuovo collaboratore di giustizia, ufficializzando – di fatto – il nuovo status dell’ex reggente del clan.
L’omicidio Liotta, programmato dalla cosca Rosano-Pipituni per vendicare il triplice omicidio commesso sulla strada per Bronte – annovera, in realtà, anche altri ‘narratori’ a partire da Valerio Rosano, figlio di uno degli imputati, il ‘collaborante’ il cui volto è finito sui manifestati listati a lutto dopo avere deciso di raccontare tutto ai magistrati. Nel novembre del 2016 il pentito Giuseppe Liotta spiega ai magistrati che “…anche in ragione della mia vicinanza a La Rosa Giovanni io so di molti omicidi commissionati da Vincenzo Rosano e di cui ho già parlato in precedenti interrogatori; fra di essi ricordo in particolare quello del padre dei fratelli Liotta”.
Il nuovo collaboratore Giovanni La Rosa chiama ora in causa un altro figlio dell’imputato Rosano.
Condannato a 10 anni nell’ambito del processo “Binario morto” relativo al traffico di droga nel territorio adranita, centrale di spaccio era l’area della vecchia stazione ferroviaria, Giovanni La Rosa ha fatto parte sia del clan adranita dei Rosano-Pipituni, vicino ai Santangelo-Taccuni, sia del clan biancavillese Maglia.