Il Tribunale di prima istanza dell’Unione Europea ha rigettato un ricorso dell’Italia contro una decisione della Commissione di tagliare i fondi europei per la Sicilia, sottolineando le troppe falle nella gestione e nei controlli. il 17 dicembre del 2015 la Commissione aveva ritenuto che, a causa delle irregolarità sistemiche constatate nella gestione dei fondi Ue in Sicilia, il contributo finanziario europeo destinato alla regione dovesse essere ridotto di un importo pari a circa 380 milioni di euro.
In una serie di audit condotti dal 2005 in poi sulle autorità responsabile del Programma Operativo per la Regione Sicilia, la Commissione aveva constato irregolarità relative a progetti presentati dopo la scadenza del termine, spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato, consulenti esterni privi delle qualifiche richieste, giustificativi di spesa insufficienti, spese non attinenti ai progetti, violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti, esperti e fornitori. Lo Stato italiano aveva presentato un ricorso al Tribunale UE, chiedendo l’annullamento della decisione della Commissione del 2015, in parte per ragioni sostanziali (il travisamento dei fatti e la violazione del principio di proporzionalità) e in parte per ragioni formali (carenza di motivazione). Nella sua sentenza, il Tribunale ha rigettato integralmente il ricorso dell’Italia, evidenziando come quest’ultima non abbia dimostrato l’erroneità della decisione della Commissione o del procedimento da essa adottato. Per contro, il Tribunale sottolinea come sia innegabile l’esistenza di errori sistemici, imputabili a insufficienze nei sistemi di gestione e di controllo del POR Sicilia, che si sono manifestati nel corso di diversi esercizi finanziari e ai quali non è stato posto del tutto rimedio fino alla fine della programmazione.
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