E’ impensabile, nel 2019, non prevedere istituzionalmente l’obbligo della presenza a bordo di tutti i mezzi di trasporto pubblico di un defibrillatore semiautomatico (DAE) e di personale addestrato e certificato in grado di effettuare, con immediatezza, in caso di arresto cardiaco improvviso, la rianimazione cardiopolmonare, mediante la tecnica delle compressioni toraciche ininterrotte (Hands Only CPR). E’ il parere di Mario Balzanelli, Presidente del SIS 118, dopo la notizia del decesso di un turista per arresto cardiaco improvviso durante il volo aereo partito da Catania e diretto ad Amsterdam, che ha costretto il pilota ad effettuare un atterraggio di emergenza a Pisa. “Non è più sufficiente – spiega Balzanelli – considerare e ribadire per l’ennesima volta, ormai quasi come un ritornello, che la scienza, oltre che la nostra pluridecennale esperienza diretta sul campo, documentano, più che ampiamente, come in presenza di un arresto cardiaco improvviso l’immediata esecuzione da parte di chi si trovi sul posto, entro ed auspicabilmente non oltre i primi 3 – 4 minuti dall’insorgenza dell’evento (dopo questo ristrettissimo arco temporale il cervello in anossia subisce danni irreversibili e muore), quindi molto prima che arrivi sulla scena il 118, del massaggio cardiaco ininterrotto insieme all’erogazione di una scarica elettrica da parte di un defibrillatore, rappresentano “fattori terapeutici” determinanti in grado di “restituire pienamente alla vita” almeno 20.000 delle 60.000 persone che invece muoiono ogni anno in Italia all’improvviso, in modo del tutto inatteso ed imprevedibile, senza che nessuno, tra gli astanti, muova anche un solo dito (fatto salvo per fare assurdi video e selfie, come occorso qualche giorno fa a Monza, quando un uomo colpito da arresto cardiaco improvviso è stato per ben 20 minuti in mezzo alla strada tra l’indifferenza più assoluta dei passanti e l’appassionata gara a fare addirittura selfie davanti al suo corpo esanime da parte di alcuni giovani festeggianti e sorridenti)”.