Gli anni non cancellano i ricordi, belli o tristi della vita; spesso essi rimangono nella memoria come quadri appesi alle pareti di casa e Don Giannino Malaman è uno di quei quadri d’epoca, rimasto appeso alle pareti della mia memoria.
PROTAGONISTI Don Giannino Malaman, sette anni a Paternò a praticar la fede e la carità
Calato il sipario sull’anno giubilare orionino, si torna a parlare di Don Orione. L’occasione viene data dal primo anniversario della scomparsa di don Giovanni Malaman. Prete della Congregazione “Figli della Divina Provvidenza” San Luigi Orione. Direttore dalla “Casa del Fanciullo” negli anni 1968 -1975, quando lasciò Paternò indicato per altre mete, ovunque portò nel cuore la città etnea. Un affetto ricambiato dai tanti amici paternesi anche dopo la sua dipartita. Celebrata, il 14 gennaio, una messa in suffragio al Santuario della Consolazione. Don Giovannino Malaman, nato a Padova, fu residente a Paternò per soli sette anni, ma è come se fosse un nato e vissuto per una vita sotto l’Etna. Profondo il solco tracciato nella vita religiosa e civile di Paternò.
Il direttore della Casa del Fanciullo si fece conoscere ed apprezzare subito in città per le sue dote oratorie. Aveva conquistato il cuore dei paternesi, come la sera del venerdì santo del 9 aprile del 1971. Quando la processione del Cristo morto e la Vergine Addolorata giungeva a Piazza Indipendenza, il salotto di città gremito di paternesi. Affollato, come da tradizione il balcone di casa del signor Giuseppe Giuffrida che si affaccia su piazza Indipendenza. Quella sera don Malaman tenne una splendida omelia sulla passione di Gesù, facendo commuovere la piazza gremita di gente.
Nel 1971 si svolsero le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale, queste anticipavano le elezioni nazionali. A quel tempo l’ex sindaco Barbaro Lo Giudice era sottosegretario alle Finanze, si impegnò molto per guadagnarsi la fiducia dei paternesi e di tutto il comprensorio. Promosse la costruzione della nuova superstrada Catania-Adrano. L’iniziativa va ricordata perché ha sicuramente un valore storico. La cerimonia della posa della prima pietra si svolse il 10 giugno di quell’anno. A benedire l’inizio dei lavori per quella strada fu chiamato don Giovanni Malaman. A lui si deve l’inizio del doposcuola gratuito per i ragazzi più poveri della città. Il doposcuola, a quei tempi, era una novità poiché si usava mandare i ragazzi a fare ripetizione ad ore, dietro compenso economico.
Uno dei suoi tanti amici fu Pippo Virgillito. Virgillito nella sua recente pubblicazione, “Cavalcando le nuvole” un libro di memorie storiche di Paternò lo cita ricordandolo nel paragrafo “Verso la Luce dell’Aurora di Dio” sotto il titolo.
Don Giannino Malaman, il prete orionino che aveva la carità stampata nell’anima
Questo un ampio estratto del libro di Virgillito.
La carità salverà il mondo!
Ecco l’epitaffio di Don Giannino Malaman che lo scorso undici gennaio 2017 ha raggiunto la Casa del Padre!
“Requiescat in pace”! Sono riuscito solo ad esclamare dopo la triste notizia della sua dipartita terrena. Se ne è andato un sacerdote che ha dato tutto se stesso nella comunità paternese, durante gli anni in cui ha svolto a Paternò il suo apostolato orionino.
Un grande uomo, un prete poliedrico, un pastore di anime, un grande amico ma soprattutto un padre di famiglia per i fanciulli di Don Orione.
Sono rimasto impietrito, ammutolito, indeciso, come quando piove e c’è il sole, come quando aspetti in silenzio che dietro i monti di Pietralunga, nella valle del Simeto, arrivi il tramonto del giorno, allorquando si spegne l’azzurro delle nuvole in cielo, là dove cristianamente Don Giannino era già arrivato percorrendo i viali della sua via della Consolazione che portano dritti verso gli iridati sentieri di pace, in Paradiso accanto al Padre Nostro!
Come quando è morto mio padre! Non riuscivo a dire nulla!
Aggrappato dunque ad una scia di ricordi, fortemente emozionanti per un uomo avanti negli anni, mi sono sorpreso il giorno della triste notizia a percorrere, con la mia auto, il corso principale della città fino al piazzale antistante al Santuario della Consolazione, un luogo sacro dove avverti sempre il respiro dell’uomo, del sacerdote che nel 1975 lasciava la sua città del cuore, un cuore tutto orionino, grande quanto una casa, la Casa del Fanciullo, la casa che per tanto tempo fu scuola di vita, d’amore, di fede per tantissimi ragazzi poveri, il più delle volte orfani giunti da più parti della Sicilia, anche dalla Valle del Belice dopo il dramma del terremoto, in quell’oasi di pace quale era l’Istituto Don Luigi Orione, diretto da Don Giannino Malaman, con fede, amore e grandissima carità cristiana.
Era consuetudine di Don Malaman, vivendo lontano da Paternò, in altri istituti orionini, finire i saluti con la raccomandazione, calda e genuina:”Salutami Paternò e la Madonna della Consolazione!”.
Così telefonicamente ha raccomandato all’amico Pippo Cunsolo lo scorso 23 dicembre 2016, l’ultima volta, subito dopo gli auguri natalizi in famiglia.
Una pennellata del suo modus vivendi a Paternò e nella vita, sempre attiva, da lui svolta in tutta Italia.
Un grande innamorato della sua Paternò e della terra di Sicilia, la terra dell’Isola del sole, da lui tanto amata fino alla fine dei suoi giorni.
Sono certo che anche dall’Alto dei cieli seguirà a raccomandare a ciascuno dei suoi amici di Paternò, me compreso, di salutare la sua città del cuore e la Madonna della Consolazione
Mi venivano solo in mente tanti ricordi, tanti aneddoti o eventi, a far data dal giorno in cui ebbi la gioia di conoscere il sacerdote con l’accento padovano che, a volte, interveniva nel nostro dialogo facendo finta di imitare il mio dialetto!
Gli rispondevo con orgoglio che la mia lingua era universale…, conosciuta ovunque, grazie al dialetto parlato dai paternesi emigrati in tutto il mondo; una lingua che vanta una tradizione letteraria risalente al XIII secolo e che, fino alla prima metà del Cinquecento, era lingua ufficiale.
Faceva sempre seguito il suo sorriso, pronto ad allontanare le nostre diatribe sul dialetto siciliano e sulla lingua italiana, le cui origini, nella letteratura, di certo provengono dalla terra di Sicilia.
Don Giannino era coinvolto dal mio modo di raccontare la leggenda che riguardava l’antica chiesa della Consolazione, quasi a comprovare su quei luoghi, la presenza, ininterrotta nei secoli della Regina dei Cieli!
Lo portavo a spasso sul tappeto volante della nostalgia per la mia città; lo volevo fare subito innamorare non solo della collina del Santuario ma anche della città delle regine, delle arance, dei mandarini della Consolazione, conosciuti in Italia ed all’estero.
Don Giannino con le mani poggiate sulla ringhiera del Belvedere del Santuario si toglieva gli occhiali e chiudeva gli occhi; poi mi invitava a proseguire nel racconto di storie e leggende.
…Prete si nasce, non lo si diventa! esclamavo spesso anche io dopo aver ascoltato i suoi sermoni rivolti agli alunni della Casa del Fanciullo, per i quali non fu mai solo padre spirituale durante la scuola ma soprattutto un vero padre, nel corso della loro vita.
Don Giannino Malaman fu e rimase l’amico di tante personalità paternesi, con le quali continuò a tenere ottimi rapporti umani ed epistolari anche dopo essere andato via dal Santuario di Maria Santissima della Consolazione per proseguire altrove l’opera di Don Orione con la carità che vuol servire Cristo specialmente negli umili, nei più poveri, nei più abbandonati, negli infermi e, soprattutto, con la fondamentale caratteristica dell’Opera Orionina che si esplica nei Piccoli Cottolengo, negli istituti d’arte e mestieri, nei numerosi asili sorti in Italia ed all’Estero.
Don Giannino, rimasto devotissimo alla Madonna della Consolazione, fu amico di tutti a Paternò; superfluo fare i nomi poiché andrei incontro ad errori grossolani per omissioni o dimenticanze.
Quanti ricordi, frammenti di vita vissuti assieme, a scuola, nel Santuario, in città, con amministratori, consiglieri comunali, semplici cittadini!
Fu sempre amico di tutti, testimone e nunzio di fede, pastore di anime, vigile e affettuoso.
Invitava i suoi fanciulli, ospiti nella “Casa del Fanciullo Papà Domenico” a dare un senso cristiano alla vita, a ritrovare se stessi nella famiglia e nella fede.
Adesso non c’è più, ma in noi resterà sempre la certezza della sua incrollabile fede in Cristo e nella Madonna della Consolazione, senza tralasciare quell’eterno suo sorriso, con gli occhi pieni di una luce satura di dono d’amore.!
A Paternò, come altrove, Don Malaman è stato sorgente inesauribile d’amore verso i suoi fanciulli provenienti da più parti dell’Isola del sole, da lui tanto amata come i suoi alunni, divenuti nel tempo chicchi maturi di grano, cresciuti nella vita, in un umile rapporto umano e sociale, secondo l’insegnamento del loro educatore, Don Giannino: grande maestro di vita ieri, oggi, domani, sempre!
Adesso padre Malaman ha varcato la Porta del Cielo raggiungendo nella valle dell’Eden tutti i suoi alunni, giovani falciati dalla morte anzi tempo, divenuti fiori profumati d’amore nel prato dei santi dove avrà modo di incontrarsi, giusto tra i giusti, con alcuni amici di Don Orione di un tempo, i presidi Santo Asero e Salvatore Caprì, il canonico Don Salvatore Longo, mons. Giuseppe Scuderi, il prof. Turi Ciccia, Don Armando Corveddu, l’Ing. Giuseppino Zappalà, i prof. Ciccio Briguglia e Carmelo Fichera e tanti altri, nonché il benefattore Michelangelo Virgillito; con loro continuerà a parlare di opere di carità nella società e nelle scuole.
Io non ho nulla da proporre personalmente per ricordare in futuro, con un gesto esteriore, Don Giannino Malaman sul colle della Madonna della Consolazione: lo ricorderò sempre come un prete orionino, primus inter pares tra gli uomini illustri della mia città.
Luoghi sacri che serviranno sempre a ricordare la figura cristallina di un prete orionino, il prete del Santuario della Consolazione, come un quadro rimasto appeso alla parete della mia memoria. Don Giannino Malaman, il pastore che non predicava dal suo pulpito ma dava esempi di vita quotidiana di carità cristiana, il prete di Don Orione che ha lasciato a tutti noi un messaggio indelebile riportato, in somma sintesi, sulla sua lapide: “La carità salverà il mondo”.