Adrano, operazione Primus: tra i venti arrestati anche il nuovo reggente del clan Scalisi

Adrano, operazione Primus: tra i venti arrestati anche il nuovo reggente del clan Scalisi

La Squadra Mobile di Catania e agenti del commissariato di Adrano hanno inferto un duro colpo con l’operazione “Primus” scattata all’alba di oggi al clan Scalisi, articolazione della famiglia “Laudani” (Mussi di ficurinia) di Catania.

Venti le persone arrestate, un’altra è attualmente ricercata. Sono accusate di estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e porto e detenzione illecita di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza. Le indagini sono partite nel luglio del 2021.

L’operazione “Primus”- che costituisce la naturale prosecuzione delle pregresse indagini sul suddetto sodalizio mafioso, sfociate nell’operazione Illegal Duty dell’l l.7.2017, nell’operazione The King del 16.7.2020, nell’operazione Follow the money del 10.2.2021 (nell’ambito della quale sono state sequestrate imprese ubicate in diverse località italiane); nel fermo del 2.3.2021, c.d. operazione Triade- ha permesso di accertare che a seguito della sua scarcerazione in data 29.7.2022, il componente storico (e di rango apicale) del clan Alfio Di Primo, una volta tornato in libertà, si sarebbe immediatamente posto ai vertici dell’associazione mafiosa, divenendone il reggente.

Di Primo è il cognato di Giuseppe Scarvaglieri, già condannato all’ergastolo, capo indiscusso del clan Scalisi, dal gennaio 2018 detenuto in regime di cui all’art.41 bis ord. pen., la cui autorità è tuttora riconosciuta dagli affiliati che lo indicano come “principale principale” per distinguerlo da Alfio Di Primo indicato come “principale”. Nel corso delle indagini è stato ricostruito l’attuale organigramma del clan Scalisi, la cui gerarchia interna vedrebbe, al livello immediatamente inferiore al reggente Di Primo Antonino Garofalo, il quale, seguendo fedelmente le direttive del boss reggente, avrebbe svolto una fondamentale funzione di organizzazione e coordinamento sugli altri membri dell’associazione mafiosa, tra cui spiccherebbero, per capacità criminali e centralità del ruolo ricoperto nel sodalizio, gli affiliati Andrea Stissi e Dario Sangrigoli. Oltre all’organigramma del sodalizio Scalisi, l’indagine ha permesso di avere contezza dei delitti posti in essere dagli affiliati al clan tra cui numerose estorsioni, commesse nella tipica forma mafiosa del “pizzo”, in pregiudizio di commercianti ed imprenditori adraniti sistematicamente costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa.

Durante l’attività sono stati ricostruiti diversi episodi di danneggiamento ed intimidazione nei confronti dei commercianti che non avevano aderito all’imposizione del ”pizzo” da parte degli emissari del clan Scalisi. Altresì, le casse dell’associazione mafiosa sarebbero state costantemente rimpinguate dai proventi di un esteso traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana gestito dai membri dell’organizzazione che hanno approfittato di una fase di debolezza operativa dell’altra organizzazione mafiosa adranita, negli anni colpita da numerosi arresti. Le indagini hanno ribadito la conclamata pericolosità dei membri del clan Scalisi che si sarebbero dotati di armi da sparo al fine di presidiare il loro territorio e preservare i loro affari criminali da eventuali ingerenze da parte di gruppi mafiosi rivali, assicurandosi in tal modo l’apporto militare necessario a sostenere il confronto con gli altri gruppi mafiosi. In proposito, tra le varie attività di riscontro esperite nel corso dell’indagine, nell’agosto 2022, in occasione di una possibile fibrillazione con l’altro clan adranita Santangelo, è stato arrestato Dario Sangrigoli trovato in possesso di un fucile a canne mozzate, oltre a 76 gr di cocaina. A taluni dei destinatari del provvedimento restrittivo di cui all’odierna operazione antimafia già ristretti per altra causa, la misura è stata notificata presso i vari istituti che li ospitano.

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