
A Messina si è chiuso con due condanne il processo di primo grado per la bancarotta dell’Ascom Finance, società collegata alla Confcommercio: secondo la Procura la società non aveva i requisiti per accendere polizze fidejussorie, ciononostante ne sottoscrisse parecchie, assicurandosi premi per oltre 400 milioni.
Come riporta il quotidiano online ‘tempostretto.it’ l’ex parlamentare regionale Roberto Corona è stato condannato a 6 anni. Condanna a 3 anni e 10 mesi per l’attuale sindaco di Adrano, Fabio Mancuso, anch’egli ex deputato regionale. Corona e Mancuso sono stati inabilitati all’esercizio commerciale per almeno 3 anni e dai pubblici uffici per 5 anni e, inoltre, condannati al risarcimento in sede civile della Confcommercio di Messina e al pagamento di circa 4 mila euro di spese legali.
Le due condanne sono in continuazione con una precedente sentenza.
Lunga e articolata la dichiarazione dell’avvocato difensore del sindaco Mancuso, avv. Francesco Messina, secondo il quale la sentenza non produce effetti immediati sulla carica ricoperta da Mancuso. Il sindaco, cioè, non decade né dovrà dimettersi.
“Spes contra Spem – si legge in una nota del legale – perché abbiamo coltivato fino all’ultimo e con motivato ottimismo, la speranza di essere riusciti a far comprendere al Tribunale di Messina l’esatta entità e modalità con cui si sono ricevuti finanziamenti da Ascom Roma. Siamo riusciti ad ottenere dallo stesso Tribunale:
l’assoluzione dal reato associativo contestato;
l’assoluzione dalla bancarotta preferenziale;
l’assoluzione dal reato di bancarotta documentale per non aver commesso il fatto;
l’esclusione della circostanza aggravante speciale dei più fatti di bancarotta ex art. 219 co.2 n1 r.d. 267 del 42.
Il Tribunale ha assolto tutti i soggetti qualificati intranei dal concorso nella bancarotta eccetto i due deputati regionali dell’epoca. Aspettiamo quindi di leggere le motivazioni preoccupati dal pericolo di aver subito, contra spem, una sentenza dalla radice politica. Considerato che i fatti contestati sono avulsi ed estranei dall’azione amministrativa e dalle plurime cariche e funzioni istituzionali ricoperte in piu di vent’anni, si sperava di ottenere una valutazione più asettica e laica possibile.
Si riparte, quindi, dalla decisione di impugnare questa parte del verdetto di primo grado rivolgendoci ai Giudici della Corte Superiore al netto delle plurime ragioni già riconosciute profondendo tutto l’impegno possibile per riuscire a spiegare ancora meglio le forme di una vicenda che si è nel diritto e nel tempo notevolmente impiccolita rispetto all’origine, adoperando ogni energia fino a quando non otterremmo la giusta sentenza. A tal fine auspichiamo che la Corte di Appello fissi la trattazione del secondo grado prima possibile e sempre in tempo utile a non fare dichiarare la prescrizione dei fatti, maturante nei prossimi mesi. Non serve, riferendomi all’on. Mancuso, commentare il provvisorio dispositivo anche per evitare di farsi trascinare nell’agone delle già note , trite, ritrite, stantie e strumentali polemiche di tredici anni fa, considerato che va esclusa ogni attuale ripercussione verso il suo percorso politico amministrativo.”