Una annata da dimenticare per l’olio extravergine di oliva siciliano: la produzione di olio evo made in Sicily per la campagna 2024/25 “si può confermare inferiore del 50% rispetto alla campagna precedente che già è stata insufficiente”.
La produzione in Sicilia sfiorerà appena le 20mila tonnellate, ma la qualità è prevista eccellente grazie al fatto che non si è registrato alcun attacco di mosca olearia e che la raccolta è stata precoce. La causa di questo pesante calo produttivo è da imputare interamente della siccità che ha colpito l’isola durante l’estate.
Una arsura che non è stata neanche compensata dalle piogge di settembre, che non sono cadute omogeneamente “con la piovosità sperata, o almeno in modo serio e consistente”. Il risultato è che zone intesamente vocate come il Catanese o l’Ennese vedono picchi di riduzione del raccolto dell’80%, mentre nelle zone in cui ha piovuto, come il Trapanese, le drupe si sono leggermente ingrossate “dando almeno qualche speranza”. A fare il quadro di una situazione scoraggiante in una intervista ad Askanews è Giosuè Catania, presidente facenti funzioni di Cia Sicilia Orientale.
La Sicilia non è stata l’unica regione a soffrire per la siccità: anche in Puglia il raccolto di olive quest’anno è più che dimezzato, e la situazione non è migliore in Calabria. Tra agosto e settembre in Sicilia, nella piana di Catania “si è accentuato il danno strutturale alle piante, stante la ridotta previsione produttiva di agosto che viene confermata”, spiega Giosuè Catania, “mentre in alcune aree dell`alta collina e nel territorio ricadente nella Sicilia Occidentale in particolar modo nel Trapanese alcune piogge di buona intensità hanno permesso un ingrossamento seppur lieve delle drupe tale da poter guardare anche al mercato delle olive da mensa con un minimo di speranza”.
Oltre alla provincia di Catania, la più danneggiata, anche la zona del basso Ennese “vede una produzione inferiore dell’80% rispetto alla campagna precedente. Nelle aree del Siracusano e del Ragusano la perdita è sempre del 60%”. Cifre che si riducono leggermente a un -40%/-50% nelle zone di alta collina e di montagna.