Abolizione abuso d’ufficio, per Rosanna Natoli (Csm) situazione potrebbe cambiare: e Palamara pensa al ricorso

Abolizione abuso d’ufficio, per Rosanna Natoli (Csm) situazione potrebbe cambiare: e Palamara pensa al ricorso

Il ddl Nordio è legge e l’abuso d’ufficio è cancellato, così come il traffico di influenze non è più lo stesso.

A beneficiare delle nuove norme sarà, tra gli altri, anche la consigliera del Csm, l’avvocato paternese Rosanna Natoli, indagata dalla Procura di Roma per rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio: reato, quest’ultimo, appena cancellato dalla nuova legge. Anche per questo adesso per lei la situazione giudiziaria, così come la sua posizione al Csm (da cui ha scelto di non dimettersi) potrebbe cambiare. Natoli, componente laica del Consiglio in quota Fratelli d’Italia, è accusata di aver rivelato atti di inchiesta alla magistrata Maria Fascetto Sivillo, condannata dal tribunale di Messina, che doveva affrontare un provvedimento disciplinare.

E ora Luca Palamara – nonostante si tratti di due reati che non lo hanno riguardato direttamente – passa al contrattacco. L’ex consigliere del Csm, nel 2019 al centro dello scandalo sulle correnti della magistratura, valuta ricorsi alla luce delle norme previste dal nuovo provvedimento sia per quanto riguarda i procedimenti penali – già chiusi a Perugia – sia per le questioni disciplinari. «L’abolizione del reato di abuso d’ufficio e la modifica della disciplina del traffico di influenze illecite da parte del ddl Nordio eliminano dal panorama normativo reati dai caratteri a tratti evanescenti, così come da sempre riconosciuto da fior di giuristi e di magistrati e dalle stesse convenzioni internazionali che impongono da parte degli stati membri l’adozione di fattispecie di reato chiare e precise», spiega l’ex pm, in passato anche presidente dell’Associazione nazionale magistrati.

«Personalmente – ha annunciato – darò mandato ai miei legali di valutare sia in ambito di esecuzione penale che disciplinare dinnanzi al Csm i riflessi che tale nuova disciplina avrà sulla vicenda che mi ha riguardato, che per il bene della magistratura ho voluto chiudere pur non avendo mai abusato della mia posizione. Ci tengo a sottolineare che gli stessi giudici che si sono occupati del mio caso hanno già escluso qualsiasi corruzione al Csm sul versante delle nomine nonché qualsiasi strategia di discredito a danno dei magistrati della Procura di Roma». Nessun commento sulle nuove norme da parte della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone che però ha già più volte espresso preoccupazione per gli effetti delle nuove norme, anche per quanto riguarda i procedimenti che hanno coinvolto Palamara.

Quest’ultimo e l’altro ex magistrato Stefano Rocco Fava erano entrambi accusati di rivelazione e utilizzazione di segreto di ufficio e lo scorso dieci luglio il tribunale di Perugia li aveva assolti per non aver commesso il fatto (Fava è stato assolto anche dal reato di abuso di ufficio). Al centro di quel processo c’erano i veleni che nel maggio 2019 attraversavano la Procura di Roma e Fava con Palamara erano accusati di avere complottato contro l’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Per un altro filone d’inchiesta, sempre a Perugia, nel maggio 2023, l’ex presidente dell’Anm aveva patteggiato la pena di un anno.

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