La mafia, il ‘pizzo’, l’estorsione simulate al computer da un team di scienziati italiani del Cnr con l’obiettivo di studiare i meccanismi dei fenomeni estorsivi nell’intento di trovare nuove strategie di contrasto.
I ricercatori del Cnr-Istc hanno sviluppato un modello virtuale sul fenomeno malavitoso del pizzo, analizzando e riproducendo la realtà di Palermo ed i risultati di questo modello informatico, pubblicati su Complexity, “potrebbero aiutare a individuare strategie efficaci nella lotta alla mafia” segnala il Cnr. I ricercatori hanno realizzato in un “laboratorio virtuale” le dinamiche che regolano la criminalità organizzata, per utilizzare i risultati per elaborare nuove strategie contro la mafia. Il modello informatico è stato sviluppato dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), che utilizza gli strumenti della simulazione sociale per riprodurre al computer fenomeni complessi.
Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto europeo Gloders, coordinato dall’Università del Surrey in Gran Bretagna, che ha studiato i meccanismi e le dinamiche di racket a livello europeo.
In Italia, i ricercatori del Laboratory of Agent-Based Social Simulation (Labss) del Cnr-Istc si sono concentrati sul pizzo, la forma di estorsione con cui in Italia i proprietari di attività commerciali sono costretti a versare una parte dell’incasso alla mafia in cambio di ‘protezione’. Un’attività che, secondo Confcommercio, solo in Sicilia porta alla criminalità organizzata oltre un miliardo di euro all’anno, con una media del 70% dei commercianti coinvolti.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche riferisce che il modello riproduce la realtà della città di Palermo: a partire da fonti storiche e da interviste con studiosi e magistrati, gli scienziati hanno riprodotto virtualmente i meccanismi alla base della raccolta del pizzo nel capoluogo siciliano. “Abbiamo identificato quali attori principali del modello i mafiosi, i commercianti, i cittadini, lo Stato e le associazioni non governative come Addiopizzo, da anni in prima linea contro la criminalità organizzata in Sicilia, e che ha condiviso la sua esperienza con i partner del progetto Gloders” racconta Giulia Andrighetto del Cnr-Istc, che ha coordinato lo sviluppo del modello.