Sarà l’Ebat Ciala di Catania, ente bilaterale agricolo territoriale, che comprende Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, a farsi carico delle spese per il rimpatrio della salma di Mohamed Mouna, 26enne marocchino ucciso nelle scorse settimane a Paternò da un connazionale.
L’omicidio sarebbe maturato in un contesto di sfruttamento durante la raccolta degli agrumi nella Piana di Catania. La vittima, infatti, che lavorava come bracciante agricolo, avrebbe avuto un’animata discussione con il «caporale» per dei compensi non corrisposti.
La salma del giovane, ancora sotto sequestro, verrà così restituita ai familiari in Marocco. La decisione è giunta al termine della riunione straordinaria del comitato di gestione dell’Ebat Ciala di Catania tenuta nel pomeriggio di lunedì scorso. Nel corso dell’incontro, a cui hanno preso parte il presidente dell’Ente Claudio Petralia, il vicepresidente Alfio Cosentino e i consiglieri Dario Mazzola e Fabio Caruso, è stato evidenziato come «l’efferato omicidio di Mohamed Mouna, vittima della vergognosa rete del caporalato operante in zona, vede la necessità di fare rete come istituzioni ed enti collaterali al mondo dell’agricoltura nel segno della legalità».
Per questo, oltre a farsi carico dei costi di rimpatrio della salma, l’Ebat Ciala Catania intende «attivarsi con iniziative future mirate alla tutela del lavoro legale e dignitoso».
«Il nostro Ente – sottolinea il presidente Petralia – è da anni impegnato nel sostegno a imprese e lavoratori agricoli con prestazioni e servizi gratuiti e si batte contro il caporalato, lo sfruttamento e l’illegalità. Tra i nostri obiettivi ci sono la sicurezza e la dignità del lavoro. Riteniamo quindi inaccettabile – conclude Petralia – l’esistenza di situazioni di degrado come la baraccopoli di contrada Ciappe bianche a Paternò, dove sono costretti a vivere centinaia di lavoratori immigrati e ci impegniamo a far sì che venga trovata una soluzione prima possibile».