Paternò: “Amministrazione afona e svuotata da senso partecipativo”. L’intervento dell’arch. Licandri

Paternò: “Amministrazione afona e svuotata da senso partecipativo”. L’intervento dell’arch. Licandri

di Paolo Licandri – architetto, componente direttivo Pd

La cultura del progetto è rimasta fissata per oltre cinquant’anni sull’obiettivo di una propria autonomia disciplinare, superiore ed indipendente rispetto ad altre discipline. Ciò ha condotto al suo inesorabile isolamento e alla sua incapacità di incidere sulle trasformazioni delle nostre città.

Purtroppo le impostazioni culturali lunghe secoli, hanno strutturato una conoscenza e di conseguenza i modi di fare ricerca e cultura, all’interno delle scuole, non corrispondono alla realtà. Non è possibile pensare di risolvere i problemi di rigenerazione urbana e sociale delle città con un approccio settoriale attraverso discipline scientifiche frammentate e isolate. La lettura della città va affrontata complessivamente, solo così si potrà arrivare a quel cambiamento che auspica una migliore qualità della vita.
La ricerca della qualità della vita oggi, è profondamente legata alla cultura del progetto contemporaneo, cercando di muoversi, sempre verso la progettazione non di regole generali, ma di relazioni tra le parti, per ottenere un sistema dinamico in grado di mutare al cambiare delle condizioni al contorno, adattandosi alle continue variabili in gioco, non mutando le origini e mettendo in campo la Rigenerazione delle nostre città.

Il Presidente del CNAPPC, (Consiglio Nazionale degli Architetti Paesaggisti Pianificatori e Conservatori) arch. Franco Miceli, nell’incontro “- Festival della rigenerazione urbana”, ha affermato che, “…I Playmakers dei processi di rigenerazione, sono innanzitutto i cittadini”, e che attraverso la progettazione partecipata, sia nell’uso politico che in ambito sociale, si acquisisce la giusta metodologia utile a stimolare interazioni, con la quale i cittadini sono in grado di condizionare, almeno parzialmente, le scelte dei tecnici e gli indirizzi degli amministratori.
È una prospettiva metodologica che prevede la collaborazione dei vari attori di una comunità (cittadini o gruppi sociali destinatari di un’iniziativa, amministratori e tecnici) che, attraverso spazi e momenti di elaborazione, sono coinvolti nell’ideazione o nella realizzazione comune di un progetto.

Questo metodo, rappresenta un fondamentale processo chiamato inclusione sociale, che individua il mezzo attraverso il quale si possa dare la giusta direzione alle decisioni e allo sviluppo di piani di intervento, cercando di dare la soluzione a problemi, ed innescare nei partecipanti, il senso di appropriazione e appartenenza di ogni singolo intervento.
Oggi le città nel nostro territorio, compresa la nostra, sono svuotate da questo senso partecipativo, la fotografia generale, è quella di città senza regole, non inclusive e spesso governate da una classe dirigente senza spessore. Quella che una volta era la democrazia che appassionava i cittadini schierandosi tra una maggioranza politica e un’opposizione di rigore, non esiste, e in quei pochi esempi dove esiste, il margine è ridottissimo, non riuscendo a garantire alle nuove generazioni luoghi dove poter discutere e far rispettare le idee, per guardare avanti e progettare il futuro.

Un’amministrazione responsabile deve cercare metodi e luoghi dove le idee possano essere linfa vitale per le nuove generazioni e per le città. Negli anni, in città come Ferrara, Reggio Emilia, Siracusa, sono stati istituiti gli URBAN CENTER, luoghi di informazione, comunicazione e coinvolgimento degli abitanti nelle trasformazioni delle città. È uno spazio condiviso che mette a sistema diverse professionalità: tecnici dell’amministrazione, responsabili politici, cittadini, gruppi di abitanti, associazioni, Ordini professionali, comitati e imprese. È un luogo dove si sviluppano processi partecipativi, dove viene promossa la cittadinanza attiva, dove si racconta la città promuovendo esposizioni, convegni e seminari, e si relaziona in rete con il mondo della partecipazione pubblica a scala nazionale.

Eppure la nostra città, Paternò, nelle trasformazioni del territorio e nei processi partecipativi, detiene un primato sul tema della cittadinanza attiva, infatti un accordo tra 10 comuni, l’Università degli Studi di Catania e il Presidio Partecipativo (composto da cittadini), ha fatto sì che il territorio, si dotasse di un piano di sviluppo locale sostenibile, attraverso la governance partecipata del territorio, il Patto di Fiume Simeto, modello sperimentale innovativo di rilevanza nazionale.

Ma evidentemente il concetto di mediazione non è voluto da un’amministrazione afona, che tende sempre a demolire, preferendo l’intervento a breve termine, perché questo risponde a suggestioni occasionali o peggio ancora a emergenze spesso costruite ad arte dalla stessa, in alternativa alla programmazione, in questo caso Urbanistica, necessaria allo sviluppo della città.
Scriveva il filosofo e psicoanalista, James Himann, che “Se non ci battiamo se non ci esprimiamo in favore del nostro senso estetico, quel velo funebre che è la conformità ottundente finirà per togliere ogni forza al nostro linguaggio, al nostro cibo, ai luoghi dove lavoriamo, dove viviamo, alle strade delle nostre città”. Riuscire a cambiare la realtà, invece che semplicemente subirla, non accettare il degrado dell’Urbe, significa sfidare e ribaltare questi schemi mentali, per essere pronti al cambiamento della città.

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