La Regione siciliana spreca denaro negli acquisti di beni per la sanità, non programma gli acquisti, non comunica con gli enti sanitari e spesso dà vita a contenziosi che si risolvono in annullamenti delle stesse gare: è durissimo il giudizio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione al termine di un’ispezione alla Centrale di Committenza della Regione siciliana, da cui sono emerse «gravi criticità e mancanza di funzionamento adeguato».
«Per soddisfare i propri bisogni – spiega l’Anac – gli enti sanitari del territorio sono costretti ad attivare procedure autonome, o addirittura a reiterare proroghe di contratti aggiudicati in precedenza».
La Centrale unica siciliana dovrebbe, infatti, provvedere non solo agli acquisti di ospedali e aziende sanitarie, ma anche dei vari rami dell’amministrazione regionale, oltre che per le società a partecipazione maggioritaria della Regione. «Dall’ispezione effettuata, come pure dalla documentazione acquisita – sottolinea l’Anac – è emerso che il numero delle risorse a disposizione è particolarmente ridotto, tanto che per espletare le gare viene assistita dal punto di vista tecnico dal fornitore della piattaforma informatica che mette a disposizione proprie risorse». «A quasi dieci anni dall’entrata in vigore della legge 66 dell’aprile 2014 – afferma l’Anac – non è stato attivato un sistema di interlocuzione con le amministrazioni sanitarie, le quali sarebbero obbligate in realtà a effettuare acquisti aggregati per evitare sprechi e acquisire maggiore forza contrattuale. La centrale di committenza non è stata in grado, inoltre, di organizzare un flusso strutturato di acquisizione di necessità, per cui le acquisizioni avvengono in base alle esigenze del momento, con aggravi inutili di costi e disfunzioni varie» e «nessuna determinazione di carattere programmatorio è stata ancora assunta per risolvere definitivamente il problema della disponibilità di un adeguato supporto informatico per espletare le proprie funzioni, situazione che ha comportato il continuo ricorso ad affidamenti frazionati in favore del medesimo operatore economico». «L’inefficienza della Centrale siciliana – aggiunge l’Autorità – risulta corroborata dallo scarso numero di gare centralizzate portate a termine per servizi e forniture diverse da farmaci e vaccini, e dal ridotto numero di contratti messo a disposizione delle amministrazioni sanitarie. Altro indice di attenzione è la durata delle procedure che arriva ad oltre due anni, come pure i tempi per la predisposizione della documentazione che, in alcuni casi hanno richiesto anche due anni, oltre a non essere in alcun modo preventivabili, in quanto dipendenti dalla disponibilità dei tecnici che sono chiamati a redigerla. I numerosi contenziosi conclusi con sentenze di annullamento attestano, infine, rilevanti carenze nella definizione dell’oggetto dell’affidamento». L’Anticorruzione ha dato tempo 45 giorni di tempo alla Regione Sicilia per comunicare come intende mettersi in regola, poiché «appare del tutto assente la necessaria attività programmatoria delle procedure da svolgere, come pure il monitoraggio sull’esecuzione dei contratti aggiudicati; non risultano nemmeno pianificati interventi di carattere organizzativo/strutturale per far fronte alle evidenti carenze, anche in seguito alle comunicazioni inviate da Anac». (AGI)