Un’impronta che ha lasciato il segno.
All’attuale Vescovo di Nicosia, l’adranita Mons. Giuseppe Schillaci, è dedicato un corposo e bellissimo libro che dà testimonianza del suo passaggio, breve e indimenticabile vien da dire, nella diocesi di Lamezia Terme. Il volume intitolato “Servire non essere servito”, Grafiché editore, è curato dal prof. Filippo D’Andrea, per decenni docente all’Istituto superiore di Scienze Religiose di Lamezia Terme e professore emerito di Filosofia e Storia nei licei statali.
“Ministrare non ministrari” e cioè “Non per essere servito, ma per servire” sono le parole tratte dal Vangelo di Matteo (20, 28) adottate da Monsignor Schillaci come motto episcopale all’atto della nomina a vescovo di Lamezia Terme, nel maggio del 2019 (l’ordinazione avvenne il 6 luglio dello stesso anno). Il volume raccoglie gli interventi durante i tre anni di episcopato a Lamezia Terme di monsignor Schillaci, “filosofo della prossimità”.
Il vescovo – si legge nel libro – ha lasciato un segno indelebile, un dono provvidenziale, che ha saputo portare una ventata di novità con la parola garbata, l’azione decisa, la presenza costante.
“Il mio primo incontro con mons. Schillaci – racconta il curatore del volume – è stato segnato da un dialogo intenso e d’immediata empatia durante una lunga passeggiata nel centro storico di Lamezia. Abbiamo parlato della chiesa, della diocesi in particolare, della città, della cultura, del clero, dei laici, di teologia, di filosofia, del personalismo comunitario di Jacques Maritain, di Emmanuel Mounier, san Tommaso d’Aquino, sant’Agostino, Paolo VI, papa Francesco, Giuseppe Lazzati, don Giuseppe Dossetti, e tanti altri”.
Gli anni lametini dell’ex pro-rettore del Seminario Arcivescovile di Catania sono stati scanditi dalla pandemia. Nella presentazione del libro, significativamente intitolata “Con l’odore del pastore e l’umiltà del discepolo”, brevi ma incisivi vengono definiti da Carmine Matarazzo – ordinario della Pontifica Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale Sezione San Tommaso d’Aquino – gli anni di permanenza a Lamezia Terme del religioso originario di Adrano, l’ex “Ragazzo di Santa Lucia” come amano definirlo i suoi concittadini.
Scorrendo i suoi interventi e le sue visite in tutto il territorio della diocesi, emerge in maniera netta come “i poveri sono diventati una priorità con il vescovo Schillaci”.
Il presule catanese viene accostato più volte a mons. Vittorio Moietta, vescovo di Nicastro (oggi diocesi di Lamezia Terme) dal 1961 al 1963, per il quale è stata avviata la causa di beatificazione a 60 anni dalla morte. “Due vescovi – si legge in uno degli interventi contenuti nel libro – benvoluti e popolarissimi. La gente li ha sentiti subito vicini e confidenti. La brevità e l’incisività dell’episcopato di entrambi li accomuna molto, pur se divergono, anche per i tempi storici diversi, nell’approccio pastorale generale, ma esprimenti una fortissima prossimità verso il popolo, in particolare, i fragili e gli emarginati. Credenti e non, li hanno amati con sincerità e fiducia, considerandoli autentici uomini di Dio”.
Del vescovo Schillaci viene riportato anche un tenero ricordo di lui ragazzino che di notte aiuta il padre ad irrigare le piante di arance: “Ad un certo punto nel cuore della notte, – racconta Mons. Schillaci – mio padre mi invitava a fare attenzione e ad ascoltare i rumori: lo scroscio dall’acqua che scorreva e giungeva benefica a dissetare la terra arida e assetata, il soffio della brezza leggera che, in certi momenti, ci raggiungeva anch’essa come una benedizione per alleviare sforzo e sudore…Non ho dimenticato quell’invito da parte di papà ad ascoltare! ‘Shemà Israele… Ascolta Israele (Dt 6,4): è il comando del Signore. ‘La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo”.
A Lamezia Terme nessuno si dimenticherà del Vescovo Schillaci.