
Le liturgie pasquali a Paternò hanno come baricentro le processioni del Venerdì Santo e del Cristo Risorto.
Sentieri della fede che solcano la città da secoli, determinando la fine della stagione della morte e l’inizio della vita nuova. Un antico rituale che riprende in chiave cristiana le iconografie di Demetra e Persefone, di Iside e Horus.
Dalla sommità dell’Acropoli di Hybla Major (Paternò), dal suo cuore pulsante – l’antico tempio di Demetra, oggi basilica di Santa Maria dell’Alto, con la sua iconica madonna nera – fino alle viscere della terra, lungo un dromos di pietra che porta alla città bassa. In questo spazio immaginifico si articolano tre processioni condotte da tre “mastri di vara”, Nanni Saccone, per il Cristo Morto, Francesco Castro per l’Addolorata e Pietro Muzzicato per il Cristo Risorto.
“I mastri di vara sono custodi di antichi segreti. Scandiscono i tempi, le liturgie, tra sacro e profano, tra nascondimento ed evidenza. Sguardi, segnali che si ripetono ogni anno che celebrano il “passaggio”, la transizione, la vita che cambia colore” ci confida uno di loro. Morte e resurrezione, un nuovo germoglio che vince la notte e spicca verso il sole. La nuova stagione, la primavera.
Oltre le celebrazioni canoniche, fuori dai percorsi conosciuti c’è anche una liturgia interstiziale. Momenti intimi, vissuti dai fedeli, guidati dai capo vara.
“Movenze di macchine e sculture, di abiti e suppellettili al riparo dagli sguardi della gente, eseguiti nelle ore in cui tutti dormono o tutti pranzano” sussurrano i capo vara. Per non apparire, per non essere. Un atlante di gesti segreti, di ritualismi antichi, dai profumi ancestrali. Il rito che ha come teatro la città, segue i sentieri antichi, segna i confini della storia nello spazio urbano, attraversa piazze e vie per onorare i palazzi e le chiese. Una tradizione che è anche manifestazione di fede ci dice Padre Salvo Patanè; il parroco che coordina i riti pasquali nella città di Maria.
Prima con il “Venerdì dell’addolorata”, poi con il successivo “Venerdì Santo” e infine con la domenica del “Cristo Risorto” per completare la liturgia urbana. Accompagnata dal suono delle “troccole”, illuminata dalle fiaccole, governata da uomini vestiti di nero, seguita da donne velate e piangenti, che anticipano la festa del grano, il sole nascente, la rinascita della terra e forse di un’intera comunità, ancora una volta.