
Chiudere gli occhi davanti a un’insegna al neon in viale Padova a Milano e ritrovarsi nelle atmosfere folk-rock scintillanti e lisergiche della California della seconda metà degli anni ’60, è l’idea del nuovo concept album dei Baustelle, `El Galactico´, in uscita oggi.
«È stato una sorta di faro, o meglio un’insegna, che ha guidato la scrittura dei pezzi. Una notte per caso ho scoperto un bar che fa tacos, `El Galactico´, Milano sembrava disabitata c’era solo questa insegna al neon accesa», racconta Francesco Bianconi frontman del gruppo.
«La mia immaginazione si è allargata da Milano fino alla California, e in particolare alla California musicalmente più interessante, quella della seconda metà degli anni ’60. In un periodo di tempo molto compresso si sono prodotti dischi di band caratterizzato da un suono particolare, come i Byrds, i Buffalo Springfield, i Doors, i Mamas and the Papas. Insomma mi è venuta l’idea che El Galactico poteva essere un buon titolo, un indicatore di questo tipo di mondo musicale e che potesse essere preso in prestito dai Baustelle e tradotto nella contemporaneità». Un disco quindi che reinventa quelle atmosfere, traghettandole nel presente, con una visione originale e contemporanea, sopratutto attraverso canzoni cariche di spunti e riflessioni sull’attualità. «Per noi il mestiere di musicisti, cantastorie e artisti rock è scrivere canzoni ricche di temi di discussione», spiega Bianconi. ‘L’arte di lasciar andare’, per esempio racconta la lotta quotidiana con la difficoltà di accettare l’idea della morte. «Un piccolo trattato filosofico, un folk rock velocissima, di appena 2 minuti e 50 secondi ma estremamente densi».
`Una storia´ è una ballad su una violenza su un’adolescente, diffusa sui social.
«Lo vedo succedere assai frequente, rischia di diventare una parte integrante dell’essere ragazzi oggi. Forse Cappuccetto Rosso dovrebbe essere `briffata´ su questo tipo di pericolo prima di avventurarsi nel bosco». In `Filosofia di Moana´, la celebre pornodiva Moana Pozzi diventa l’emblema della mercificazione della bellezza. «La canzone immagina una Moana morente sul letto di ospedale che si rivolge al mondo moralista, giudice che condanna, che paradossalmente è quello che l’ha creata», conclude il cantante. In attesa del ritorno ai live a dicembre a Milano e Roma, i 25 anni della band sono l’occasione per presentare una speciale due giorni che si terrà l’1 e il 2 giugno all’Anfiteatro Ernesto de Pascale a Firenze, un evento-manifesto su come i Baustelle intendono la musica. «L’intento è `politico´ nel senso che ti facciamo vedere che c’è una musica diversa, suonata, legata al concetto di collettività. Vogliamo dimostrare che esiste varietà, abbiamo raggruppato artisti giovani e alternativi alla corrente maestra, si muovono al di fuori della direzione consolidata e battuta», spiega Bianconi. «E’ un festival fatto per simboleggiare la necessità di rinascita della musica, soprattutto in Italia dove c’è un livello di saturazione rispetto ad altri posti del mondo, qua rischiamo di rimanere asfissiati. Sarebbe il caso di reagire a una situazione conservatrice e reazionaria dal punto di vista musicale e non. Spero che le nuove generazioni – continua il frontman – ricomincino a pensare alla musica in maniera più articolata, rispetto a quello che sta succedendo adesso in Italia dove la musica è pensata in termini di rapina e predazione a fini di soldi o successo. Questo produce un incanalamento in una sorta di unico genere che contiene false differenze tra trap, pop, cantautorato, che è tutto uguale».