
Il tratto urbano della SS 121 a Paternò colleziona incidenti ad ogni ora, in tutte le stagioni, lungo il suo tratto che da est verso ovest taglia la città in due.
Da tutti è conosciuto come Corso Italia ma in pochi sanno che è una “Strada Statale” che collega Catania a Palermo. Dopo la nascita dell’autostrada, negli anni ’70, il tracciato che per secoli aveva accompagnato eserciti, viaggiatori, artisti, santi e commerciantiè diventato, da una parte il collegamento tra le aree interne della Sicilia – Regalbuto, Troina per esempio – e dall’altra una strada urbana che ha tagliato in due la città.
A nord la zona Ardizzone, la città giardino, la nuova Paternò, bella, luminosa, dalle strade larghe (ancora per poco). Dall’altra, a sud, quella città compatta, senza un solo albero, costruita all’improvviso,priva di un disegno preciso. A separare queste due porzioni urbanecosì diverse, un tracciato ormai obsoleto, caratterizzato da mille criticità, insufficiente a sostenere il flusso di traffico che lo attraversaogni giorno.
Come vogliamo chiamarlo? Strada Statale 121 o Corso Italia. Una cosa è certa, questo tratto di strada che è anche un limite, un recinto, una separazione, accoglie lungo il suo margine, come fosse un fiume, ogni attività possibile, afferente alla scala geografica, urbana e diquartiere. Ai suoi margini possiamo trovare, gli ambulanti, i rifornimenti di carburante, i negozi, parchi e centri sportivi, abitazioni, ristoranti, bar, edicole, scuole e parcheggi, anche la fermata del bus (senza pensilina) che porta gli studenti della scuola secondaria in giro per la “contea”. E per finire un ponte attraversato dal mondo che mostra le gambe fragili come ricotta. Un pericolo nascosto in attesa di esplodere prima o poi.
Quindi da questa strada anomala e ibrida – con velocità differenziate – passano gli autoarticolati, gli autobus, le automobili. Anche le bici e soprattutto i pedoni. Tutti insieme appassionatamente. Alcuni tratti sono lenti, altri più veloci. Ci si ferma a prendere un caffè, a comprare la verdura, i dolci, la pizza, le sigarette. Poi, più avanti (o più indietro) il parco per la gente, la piscina per gli atleti, la scuola per gli studenti.
Tutti che tentano di passare da una parte all’altre, con coraggio, sfidando la fortuna e non tutti sono fortunati. In tanti sono rimasti a terra sulla strada, bagnati da una pozza di sangue, sporcati dalla polvere nera dei tubi di scappamento, freddi come ghiaccio, immobilicome pietre senza vita. Sono tanti, qualcuno si è rialzato, soccorso dall’ambulanza, qualcuno non ha attraversato più nessuna strada e con loro, insieme, vittime e carnefici, attori di una tragedia continua.
Recentemente, l’ultimo in ordine di apparizione, l’ennesimo incidente. Verso il parco, vicino la scuola e gli autobus degli studenti. L’ennesimo avvenimento grave, tre ragazze e un motorino. Ancora una volta qualcuno tenta di attraversare, una macchina si ferma, il motorino non riesce in tempo, e tutti come birilli, a terra sull’asfaltonero.
La voce corre, le sirene squarciano l’aria, paura e pentimentoinvadono la strada, subito alla ricerca dei nomi, qualcuno gira un video, altri solo foto, tutti spettatori di questa ennesima tragica replica. Post sui social, tribunali mediatici, tutti a cercare il colpevole di turno ma nessuno riflette sulla strada, sulle colpe di una strada gestita male, anzi malissimo.
Semafori, dossi, sovrappassi, 30 Km/h, luci, segnaletica orizzontale, asfalto, corridoi biologici? Non mancano certo le soluzioni per mitigare e governare la strada. Sicuramente non deve essere ridotta la sede stradale cosa che avverrà quando si troveranno i fondi per allungare la pista ciclabile, lungo Corso Italia. Quella pista di cui non si è ancora capito il senso, forse serviva solo per giustificare il taglio degli alberi.
Riordiniamo le idee? Dobbiamo riprogettare la strada con tutte le strutture e le infrastrutture adiacenti, dalla rotonda est (zona Lidl) alla rotonda della piscina a ovest. Interrando, soprelevando, allargando, attrezzando. Bisogna riprogettare lo spazio tra la nuova stazione della metropolitana e Corso Italia/ SS 121. Alberando, attrezzando, illuminando, localizzando, ecc.
Facile dire la colpa è della macchina; facile dire la colpa è del motorino: facile dire la colpa è del pedone, del sole, della pioggia e tutto quello che vi piace di più. Alcune ragazze stanno male e ci auguriamo che nulla di grave possa succedere. Nino Tomasello – Laocoonte di questa città – è morto su questa strada solo per farci fare qualche pianto al funerale, poi la dimenticanza, la superficialità di chi crede di non avere mai colpe. Nessuna targa, nessun semaforo, nessuno avviso, niente di niente. Solo la sorda attesa in vista del prossimo incidente. Auguri alle studentesse di pronta guarigione. Dagli studenti ci aspettavamo una reazione più forte, dalla politica una denuncia. Magari una manifestazione per rendere più sicura la strada. Ma il silenzio è ormai l’unico suono percepito in città.
Concordo pienamente con l’autore dell’articolo e tra tutto quanto rappresentato e letto vorrei aggiungere che i mezzi pesanti sono autorizzati ad circolare solo in un senso, precisamente dalla s.s. 121 ( corso italia) e cioè il tratto che va dalla piscina – parco del sole, direzione est (verso il lidl ) mentre nel senso opposto (rotonda corso italia – viale dei platani direzione piscina ) direzione ovest, vige un divieto di transito ai mezzi pesanti e un limite di velocità di 30 km/ h. Credo che il Comandante della polizia locale e il vostro amato sindaco Naso bis non siano a conoscenza di questo divieto e di quanto avviene ogni giorno in questo tratto di strada statale.