Adrano, svelati due misteri sul polittico della Chiesa Madre: resta ancora incerto il nome dell’autore

Adrano, svelati due misteri sul polittico della Chiesa Madre: resta ancora incerto il nome dell’autore

Un’opera densa di luci ed ombre. Così si potrebbe ben definire il grandioso polittico cinquecentesco conservato presso la Chiesa Madre di Adrano riaperta al culto lo scorso dicembre.

Quest’opera, infatti, è considerata dagli studiosi un capolavoro dell’arte siciliana per i suoi splendidi colori, la sua imponente struttura e la grande quantità di oro che copre le figure dell’affollatissima cornice. All’interno della preziosa architettura di legno dorato, compaiono sette tavole dipinte a tempera divise in due registri. Al registro inferiore la Sacra Famiglia con san Giovannino, Sant’Antonio abate e San Giovanni evangelista. Al registro superiore l’Incredulità di san Tommaso, San Pietro e San Paolo. Il tutto è coronato da una lunetta con l’Eterno Padre benedicente. La bellezza delle figure ben proporzionate, la grande quantità di animali, architetture e vesti riccamente decorate lasciano lo spettatore a bocca aperta per la meraviglia. Ogni tavola è ricchissima di dettagli che riportano a un mondo ricco di simbologia quale il Rinascimento siciliano.
Ma dietro tanta bellezza ci sono ancora tanti nodi da sciogliere, tante zone d’ombra che aspettano di essere rischiarate. Del meraviglioso polittico che misura 4 x 6 m non si conoscevano i committenti, né l’autore e nemmeno la data di realizzazione. Un vero peccato per un gioiello dell’arte come questo.

Adrano, svelati due misteri sul polittico della Chiesa Madre: resta ancora incerto il nome dell’autoreSecondo gli storici locali quali Simone Ronsisvalle e Saro Franco il polittico sarebbe stato commissionato dalla famiglia Moncada, conti di Adernò, per la propria cappella privata, cioè la chiesa di Sant’Antonio abate, meglio nota in città come la chiesa dalla quale inizia la processione del Cristo morto il Venerdì Santo. Ma nell’opera manca lo stemma di famiglia che i conti Moncada erano soliti apporre alle loro commissioni.
Altro grande enigma era la data di realizzazione. I tanti studiosi hanno letteralmente dato i numeri per assegnare una data al grande polittico. Alcuni, come il prevosto Petronio Russo e Saro Franco sostenevano che l’opera era della fine del XV secolo, altri quali Ronsisvalle datavano l’opera genericamente alla prima metà del ‘500. Per non parlare degli studiosi d’arte più accreditati sempre discordi se collocarlo nella prima o nella seconda metà del XVI secolo. Così il polittico di Adrano oscillava nei vari manuali di storia dell’arte tra il ‘400 e il ‘500 senza trovare mai una data consona al suo stile.

Oggi la ricerca storico-artistica ha portato i suoi frutti. Sono emerse, infatti, nuove informazioni che permettono di sciogliere due nodi su tre. Le nuove scoperte documentarie raccontano una storia diversa da ciò che si credeva finora.
Presso l’Archivio di Stato di Catania sono conservati degli atti notarili che testimoniano l’esistenza di una confraternita di “mastri” ad Adernò alla metà del Cinquecento. Questa confraternita si occupava in toto della chiesetta di Sant’Antonio abate, ne curava le rendite e l’edificio ecclesiastico, finanziava il culto al Santo eremita e commissionava le opere d’arte ma nei secoli se n’era persa la memoria. Il 25 ottobre del 1554, mastro Alfonso Floritta e altri confrati commissionano al napoletano Giovanni de Forcito la doratura «per la cona di ditta ecclesia», cioè per il polittico di Sant’Antonio abate. Da questa preziosissima informazione si evince che i committenti del polittico sono i confrati di Sant’Antonio abate e non i conti Moncada. Così è stato sciolto il primo nodo.

A quella data, 25 ottobre 1554, il polittico è stato appena completato di pittura e intaglio e manca solo di doratura.  Considerando i tempi di realizzazione di un’opera così grande è possibile collocare il polittico di Adrano tra il 1550 e il 1554, sciogliendo così il secondo nodo.
L’ultimo nodo da sciogliere resta la mano del valente pittore. In nessuna parte del polittico è stata mai rintracciata una firma o un’iscrizione dell’autore che evidentemente ha deciso di restare anonimo. I fortunati candidati a questa prestigiosa attribuzione sono stati tantissimi ma nessuno è mai risultato abbastanza convincente. Alla luce di questa precisa datazione, 1550-1554, poi tanti nomi vengono automaticamente esclusi. Di colpo cadono le storiche attribuzioni a Salvo D’Antonio, a Cesare da Sesto, a Girolamo Alibrandi e a Polidoro Caldara da Caravaggio. Recentemente circolava tra gli addetti ai lavori il nome di Bernardino Niger ma nemmeno lui sembra all’altezza di un’opera così pregiata. Allo stato attuale degli studi, il nome dell’ignoto pittore resta l’unica ombra da diradare. Chissà che in tempi più maturi non si riesca a dare al pennello adranita un nome degno di tanta importanza.

Foto di Giuseppe Bruno

Biografia dell’autore
Giuseppe Zammataro, 25 anni, è un appassionato di storia, arte e antichità e si dedica allo studio e alla ricerca nel territorio. Nel 2021 ha conseguito la laurea triennale in beni culturali presso il dipartimento di scienze umanistiche dell’Università degli studi di Catania con una tesi sul monastero di San Benedetto in Catania e il 27 novembre 2024 la laurea magistrale in Storia dell’arte e beni culturali presso lo stesso ateneo col massimo dei voti e la lode.
Nel 2025 ha curato il catalogo della mostra Un santo Natale: Vita e miracoli di San Nicolò Politi, evento tenutosi presso la biblioteca comunale di Adrano a dicembre 2024.

Riguardo l'autore Giuseppe Zammataro

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